L’Italia riparte dalle donne e dagli uomini della pubblica amministrazione: medici, infermieri, insegnanti, magistrati, forze dell’ordine, dipendenti delle amministrazioni centrali e di quelle periferiche.
A sancirlo è oggi la firma del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e della coesione sociale. Un passo fondamentale per affrontare le urgenti sfide sanitarie, economiche e sociali che ci attendono nei prossimi mesi.
Inclusione, partecipazione, contrattazione, centralità della persona nelle scelte per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, formazione in servizio intesa come diritto-dovere. Sono queste le parole chiave del Patto sottoscritto oggi.
Sburocratizzazione e semplificazione dei processi costituiscono i punti cardine dell’intesa al fine di rendere semplice e veloce l’accesso ai servizi per i cittadini. Nelle amministrazioni pubbliche e nella scuola servirà un imponente investimento sul lavoro attraverso l’aumento dell’occupazione, lo stop al precariato, e la valorizzazione professionale dei dipendenti pubblici.
La pandemia ci ha mostrato lo straordinario valore dei servizi pubblici e messo in evidenza l’importanza dello Stato per tutelare i diritti costituzionali dei cittadini, facendo emergere drammaticamente anche i limiti, a causa di decenni di tagli.
Oggi sanciamo un netto cambio di passo, attraverso una nuova stagione di relazioni sindacali che punta al confronto e alla contrattazione sindacale per dare il giusto riconoscimento a chi con merito, responsabilità e senso del dovere lavora quotidianamente al servizio dei cittadini in tutte le articolazioni della Pubblica Amministrazione.
Oltre alla rapida conclusione del ritardo accumulato per il rinnovo contrattuale del triennio 2019-2021, in contemporanea si punta alla revisione dell’ordinamento professionale e alla definizione di un piano delle competenze su cui programmare i fabbisogni e le assunzioni del personale.
Tra le novità più importanti si conviene che i rinnovi contrattuali, relativi al triennio 2019-2021, salvaguarderanno l’elemento perequativo della retribuzione già previsto dai Contratti collettivi nazionali di lavoro relativi al triennio 2016-2018, il quale confluirà nella retribuzione fondamentale cessando di essere corrisposto quale elemento distinto della retribuzione.
Al fine di sviluppare la contrattazione collettiva integrativa il Governo, previo confronto, individuerà le misure legislative utili al superamento dei limiti di cui all’art. 23, comma 2, del d.lgs. 75/2017, che sostanzialmente elimina il tetto retributivo fissato al livello del 2016.
In merito alle prestazioni svolte a distanza (lavoro agile), definiremo nei futuri Contratti collettivi nazionali una disciplina che favorisca la produttività e l’equilibrio fra vita professionale e vita privata, così come specifici diritti sindacali e del rapporto di lavoro, quali il diritto alla disconnessione, le fasce di contattabilità, il diritto alla formazione specifica in servizio, quale diritto-dovere, utile alla valorizzazione e alle progressioni interne, il diritto alla protezione dei dati personali, il regime dei permessi e delle assenze.
Risorse aggiuntive verranno messe a bilancio per la revisione dei sistemi di classificazione del personale con la prosecuzione dei lavori delle commissioni paritetiche costituite in sede Aran. Altrettanto centrale è la formazione e la riqualificazione professionale, intesa non più come costo per lo Stato, ma come investimento per affrontare le mutate esigenze delle pubbliche amministrazioni.
UIL RUA Attilio Bombardieri |
UIL FPL Michelangelo Librandi |
UIL PA Sandro Colombi |
UIL SCUOLA Pino Turi |
Allegati
– Le dichiarazioni dei Segretari Generali
– Il comunicato del Segretario Generale UIL Pierpaolo Bombardieri
– Il Patto firmato