In questi ultimi giorni abbiamo proceduto alla firma dell’accordo sulla erogazione di quanto dovuto ai sensi dell’articolo 1, comma 870 della legge n. 178 del 30 dicembre 2020 Annualità 2021. In altre parole, i risparmi dei Buoni pasto non erogati nell’anno 2020 in tempo di pandemia.
Una vicenda a dir poco vergognosa visto che si tratta di una norma in finanziaria 2020 scritta male come spesso accade ignorando l’applicabilità di quella norma nella Pubblica Amministrazione.
E così una norma nata per erogare la mancata corresponsione dei Buoni Pasto nel periodo di chiusura obbligatoria delle Pubbliche Amministrazioni si è trasformata in una beffa grazie a quei funzionari di Funzione Pubblica che sembrano avere come unico obiettivo quello di fare cassa sulla pelle dei lavoratori degli EPR ad ogni occasione.
Ancora una volta quindi, dopo aver trovato un accordo interno in INAPP, il solerte funzionario ha ritenuto che ai sensi della normativa sui benefici assistenziali si dovessero, a suo parere erogare, i risparmi dei Buoni Pasto a tutti i lavoratori senza nessuna distinzione tra chi in quel periodo presente in Istituto aveva già ricevuto il Buono Pasto relativo alla sua presenza e a chi invece, obbligato a rimanere a casa, non gli era stato riconosciuto.
Abbiamo quindi in questi mesi osteggiato l’atteggiamento penalizzante verso i lavoratori degli organi vigilanti e in via di principio sarebbe necessario proseguire ma a nostro avviso la prima responsabilità di un Sindacato è la tutela dei lavoratori.
Abbiamo così deciso unitariamente di valutare la possibilità di erogare i 100.728,58 euro in modo da non produrre ritenute fiscali attraverso la erogazione di servizi di società private ma, considerata fino ad oggi l’esperienza di Valyouness, resta difficile la spendibilità dei buoni su questo tipo di piattaforme.
Di fronte ad una situazione di stallo a cui si aggiunge il passare del tempo (più passa e più erode il potere di acquisto dei risparmi in busta paga – l’inflazione attuale viaggia intorno al 10%) abbiamo deciso di comportarci come il chirurgo e tagliare chiudendo con questa vicenda mettendo al sicuro in busta paga quanto più possibile sottoforma di contributo una tantum ad integrazione del reddito familiare diretto alla generalità del personale pari a circa 253,72 lordi per ogni lavoratore in busta paga separata.
Del resto, questo è stato il percorso seguito in altri EPR dove gli organi vigilanti hanno inteso far cassa sulla pelle dei lavoratori.
Una vicenda quindi che andava chiusa con un atto di coraggio e ferma determinazione delle proprie scelte. La Uil come spesso accade non si sottrae.
Federazione UIL SCUOLA RUA
“Ricerca Università Afam”
INAPP