venerdì 18 Ottobre 2024

La ricerca italiana nel quadro europeo tra eccellenza e fuga dei cervelli: un patrimonio a rischio

Il sistema della ricerca scientifica in Italia continua a vivere una situazione di profonda difficoltà, determinata da una serie di problematiche strutturali che, negli ultimi anni, hanno reso sempre più difficile il lavoro delle ricercatrici e dei ricercatori e del personale tecnico-Amministrativo. Nonostante il contributo fondamentale che la ricerca svolge per lo sviluppo sociale, culturale ed economico del Paese, l’impegno del governo e delle istituzioni nel sostenerne la crescita e il consolidamento resta insufficiente, prevalentemente mirato al sostegno, senza avere condizionalità, di un sistema privato che rimane tutt’ora in grave ritardo tecnologico.

SOTTOFINANZIAMENTO CRONICO

Persistente sottofinanziamento della ricerca pubblica. Secondo i dati aggiornati al 2024, l’Italia destina circa l’1,4% del Prodotto Interno Lordo (PIL) alla Ricerca e Sviluppo, un valore ben al di sotto della media europea (circa il 2,3%). Questo divario si traduce in una ridotta capacità di innovazione tecnologica, scientifica e industriale, mettendo a rischio la competitività del nostro Paese in ambito europeo ed internazionale. Nonostante gli annunci e le promesse di riforme, il finanziamento per la ricerca pubblica non ha visto un incremento significativo, lasciando il settore in una condizione di stagnazione.

PRECARIETÀ E FUGA DEI CERVELLI

Un altro problema che affligge le Istituzioni scientifiche pubbliche è la crescente precarietà del personale. La maggior parte dei giovani ricercatori è costretta a lavorare con contratti temporanei, a progetto o a tempo determinato, spesso senza la possibilità di stabilizzare la propria posizione professionale. La carenza di fondi per attivare nuovi contratti e l’assenza di piani di assunzione stabili spinge molti talenti a cercare opportunità all’estero, contribuendo al fenomeno della cosiddetta “fuga dei cervelli”. Secondo i dati del 2024, oltre 14.000 ricercatori italiani operano in università e centri di ricerca stranieri, in gran parte anche extra-europee un numero in crescita rispetto agli anni precedenti. Ciò rappresenta una perdita incalcolabile per il futuro della ricerca in Italia.

STRUTTURE INADEGUATE E BUROCRATIZZAZIONE

Le infrastrutture di ricerca italiane soffrono di una cronica mancanza di modernizzazione. Molti laboratori e centri di ricerca dispongono di attrezzature obsolete, rendendo difficile condurre esperimenti all’avanguardia. Inoltre, la burocrazia soffocante rappresenta un ulteriore ostacolo per i ricercatori, che dedicano una quantità eccessiva di tempo a pratiche amministrative anziché alla ricerca vera e propria. Verificheremo nei prossimi mesi se le risorse PNRR riusciranno a creare un’alternativa e a favorire maggiori sinergie tra ricerca pubblica e privata, favorendo in particolare il superamento dei gravi ritardi in tema di trasferimento tecnologico.

LE RICHIESTE DEL SINDACATO

Di fronte a questa situazione critica, il sindacato chiede con forza interventi immediati e strutturali per il rilancio del sistema della ricerca in Italia:

  1. Aumento dei finanziamenti pubblici per la ricerca, portando la spesa almeno al livello della media europea entro il 2025, anche attraverso il consolidamento delle Risorse ex PRNN;
  2. Percorsi di immissione in ruolo per il Personale del EPR, con la creazione di percorsi chiari e stabili per l’inserimento definitivo nel mondo accademico e della ricerca.
  3. Piano di investimenti nelle infrastrutture di ricerca e nei laboratori, per garantire che i ricercatori italiani possano operare con strumenti e tecnologie avanzate.
  4. Semplificazione delle procedure burocratiche, affinché i ricercatori possano concentrarsi sul proprio lavoro scientifico anziché essere bloccati da inefficienze amministrative e per favorire la loro partecipazione alla vita delle Istituzioni scientifiche.
  5. Contrasto alla fuga dei cervelli, con politiche che favoriscano il rientro in Italia dei ricercatori costretti ad andare via dall’Italia, creino le condizioni affinché i giovani talenti non debbano cercare all’estero migliori opportunità e sviluppo di politiche per attirare competenze esterne.
  6. Riordino della Governance complessiva del sistema di Ricerca e Sviluppo, per dare vero e stabile indirizzo politico e programmatico al settore, tornare a valorizzare il ruolo del MUR, favorire una legislazione di sostegno che superino i vincoli normativi (potenziamento del D. Lgs. 218/2016) salvaguardare l’autonomia degli Enti pubblici di Ricerca per seguire nel quadro europeo grandi obbiettivi strategici attraverso i quali scienza e tecnologia supportano nuovo sviluppo economico e sociale.

La UILRUA ritiene che un sistema di ricerca forte e ben finanziato sia essenziale per il futuro del Paese. Solo investendo nel capitale umano, nelle infrastrutture e nell’innovazione, l’Italia potrà mantenere la propria posizione nell’arena internazionale.

Nel contempo incoraggiamo l’adozione di una visione sistemica del trasferimento tecnologico, supportata da una governance chiara e da incentivi adeguati. Queste misure sono essenziali per colmare il divario con i paesi leader nell’innovazione e per garantire che il lavoro dei nostri ricercatori possa contribuire in modo significativo alle sfide globali.

La Segreteria Nazionale

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