Aumenta in queste ultime giornate del mese di ottobre il fermento per l’atteso Decreto Ministeriale cui è demandata la revisione della disciplina delle Università Telematiche.
Tale atto rappresenterà il precipitato normativo del tavolo di lavoro, voluto dalla Ministra dell’Università e della Ricerca, che ormai da mesi vede impegnati i rappresentanti di tutte le Università “Online”, la CRUI, ANVUR e il CUN.
Siamo ormai troppo lontani dai tempi (anni 2002/2003) in cui si discorreva di “formazione a distanza” come una modalità alternativa a quella “ordinaria” avente carattere “sperimentale”.
L’escalation tecnologica che ha investito tutti i settori della moderna società caratterizzata da processi di rapida obsolescenza delle professioni e delle conoscenze, induce, volenti o nolenti, a prendere atto della realtà delle ben undici università telematiche oggi esistenti e soprattutto del dato numerico di cui possono forgiarsi: il 13,1% del totale degli iscritti alle università in Italia oggi appartiene alle telematiche.
Ed è proprio da questo dato che bisogna partire per comprendere quanto sia importante investire il c.d. e-learning di una regolazione adeguata con l’unico scopo di garantire un’offerta formativa di qualità, ma al contempo innovativa e inclusiva cercando un equilibrio tra università telematiche e tradizionali.
Le novità al varo riguarderanno il rapporto tra docenti strutturati e classi di studenti che stando al DM 1154/2021, emanato durante il governo Draghi, già dall’anno accademico in corso avrebbe dovuto attestarsi all’uno a uno e che si prevede sarà invece di due a uno. Ancora, nella bozza di decreto si discorre di tornare allo svolgimento degli esami necessariamente in presenza, di corsi accreditabili come in presenza soltanto se effettivamente svolti con questa modalità nonché di erogare almeno il 20% delle attività didattiche online in modalità sincrona.
Riteniamo che qualsivoglia intervento riformatore dovesse scaturirne, l’obiettivo da tenere a mente dovrà sempre essere quello di garantire corsi di studio adeguati a standard di qualità, idonee modalità di valutazioni degli studenti, accessibilità, e garanzia che gli operatori nel settore dell’e-learning siano esclusivamente gli aventi diritto accreditati.
Una moderna società della conoscenza in un Paese che contribuisce con azioni di punta sul terreno dell’innovazione, non può esimersi dall’aprire le porte all’orizzonte della “formazione a distanza” nella piena consapevolezza però che questa risponda a criteri particolarmente rigorosi e incisivi.
Rimaniamo in attesa di leggere il testo definitivo e Vi terremo come sempre aggiornati sugli sviluppi.
La Segreteria Nazionale