Risultano ancora pochi per il Governo, ma non per noi, i circa 7 mld di euro di risparmio sugli stipendi dei dipendenti del pubblico impiego (oltre agli introiti derivanti dai primi 10 giorni di ogni periodo di malattia) e le cessazioni dal servizio di circa 120.000 unità di personale nel biennio 2011 e 2012 a fronte del blocco del turn-over.
Infatti, il Governo Letta, per non essere da meno ed in coerenza con i suoi predecessori Berlusconi e Monti, dà continuità all’accanimento verso i pubblici dipendenti.
L’articolo 16 del DL 98/11 varato dal Governo Berlusconi prevede, tra l’altro, la possibilità di disporre, mediante l’emanazione di uno o più regolamenti, la proroga di un anno del blocco dei trattamenti economici individuali per tutto il pubblico impiego. È stato così emanato, previa delibera dell’attuale Consiglio dei Ministri, il DPR 7 agosto 2013 che vede tutelati i soliti intoccabili noti (pensioni d’oro e retribuzioni dei manager pubblici e privati) e penalizzati i soliti, altrettanto noti, dipendenti pubblici, prevedendo:
a) la proroga dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2014 del divieto di superamento del trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti, ivi compreso il trattamento accessorio rispetto a quello ordinariamente spettante per l’anno 2010, confermando l’annullamento, previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale, del taglio delle retribuzioni del 5% per la parte eccedente i 90.000 euro lordi annui e del 10% per quella superiore a 150.000 euro lordi annui;
b) la proroga dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2014 del divieto di superamento dell’ammontare complessivo del fondo del salario accessorio dell’anno 2010 e la sua automatica riduzione in proporzione al personale cessato dal servizio;
c) la proroga per tutto il 2014 degli effetti esclusivamente giuridici nelle progressioni di carriera comunque denominate (compresi passaggi di fascia e gradoni);
d) la proroga del blocco contrattuale (già bloccato dall’1-1-2010 al 31-12-2012) per gli anni 2013-2014 senza possibilità di recupero economico;
e) il blocco per gli anni 2013-2014, senza possibilità di recupero, dell’indennità di vacanza contrattuale, prevedendo per il triennio 2015-2017 l’IVC calcolata con la normativa vigente.Questo indirettamente significa che anche dopo 5 anni di blocco dei contratti, il futuro CCNL 2015-2017 verrà rinnovato in ritardo avendo programmato le modalità di calcolo dell’indennità divacanza contrattuale che, com’è noto, scatta solo in caso di ritardato rinnovo.Con le proroghe disposte da questo DPR si allineano le scadenze dei blocchi economici al 31-12-2014, infatti:
– si proroga di un anno, dal 31-12-2013 a tutto il 2014, il blocco dei trattamenti economici individuali in godimento al 31-12-2010, bloccando così la dinamicità economica derivante dall’applicazione dei precedenti contratti;
– si proroga di due anni, dal 31-12-2012 a tutto il 2014, il blocco dei rinnovi contrattuali scaduti il 31-12-2009.
Nella seguente Tab.1 si riporta in sintesi la situazione subita dai dipendenti degli Enti pubblici di Ricerca dal 1-1-2010 al 31-12-2014 a seguito delle manovre dei vari Governi che in tale periodo si sono succeduti:
Tutto ciò in presenza di un incremento dell’inflazione pari al 5,8% nel biennio 2011-2012 (+3,0% nel2011 e +2,8% nel 2012) e di una riduzione della retribuzione media complessiva nello stesso biennio pari all’1.3% (-0,7% nel 2011 e -0,6% nel 2012).Pertanto, i dipendenti del Comparto Ricerca, hanno già subito, negli anni di blocco economico 2010-2013, consistenti perdite economiche e di prospettive di carriera come sintetizzate nelle Tabelle 2 e 3 allegate al presente comunicato.
Perdite che continueranno a produrre effetti riduttivi a seguito delle proroghe del blocco disposte dal citato nuovo DPR, alle quali si aggiunge un’ulteriore perdita economica pari a 130 euro medi mensili aregime derivante dallo slittamento biennale al 2015 del rinnovo contrattuale.
I suddetti blocchi economici determinano anche una consistente ed irrecuperabile riduzione del futuro trattamento pensionistico penalizzando maggiormente chi è cessato o cesserà dal servizio entro il 31 dicembre 2014, cioè nel periodo di blocco economico, che vedrà la pensione calcolata con gli stipendi congelati del CCNL 2009.
E la ventilata ipotesi dell’apertura del tavolo contrattuale per trattare la sola parte normativa, addirittura peggiorerebbe ulteriormente la situazione, in quanto, in base al decreto Brunetta, le disposizioni dello stesso D.Lgs.150/09:
– hanno carattere imperativo;
– non possono essere derogate dalla contrattazione collettiva (se non nei limiti previsti dalla legge);
– sono inserite di diritto nei CCNL;
– decorrono dal prossimo periodo contrattuale.
Entrerebbe in vigore quindi, con gli effetti catastrofici che ne derivano, tutta quella parte del decreto Brunetta, tuttora in vigore e fino ad oggi inapplicabile per il mancato rinnovo contrattuale, a partire dall’attivazione della PERFORMANCE con l’inserimento del personale nelle famose tre fasce di merito(25% fascia ALTA; 50% fascia INTERMEDIA; 25% fascia BASSA).
La UIL-RUA, pur riconoscendo le difficoltà economiche e la grave situazione del Paese, non può più accettare che la crisi continui ad essere pagata prevalentemente dai dipendenti pubblici e pensionati e che la “ripresa” di cui tanto si parla, per tale personale significhi solo “ripresa dei blocchi economici”.
La UIL-RUA è pertanto impegnata ad attivare dopo la pausa estiva, auspicabilmente con le altre OO.SS., incisive iniziative di mobilitazione, interne ed esterne agli Enti, per dare avvio ad una inversione di tendenza rispetto a questa situazione divenuta INSOSTENIBILE, facendo attuare le proposte alternative del Sindacato e facendo concretizzare gli ancora troppo nebulosi programmi di progressivo recupero del precariato.
UIL-RUA
SEGRETERIA NAZIONALE
(Americo Maresci)