Egregio Professore,
l’associazione di cui lei è l’attuale Presidente ha, come si legge sul sito, “acquisito nel tempo un riconosciuto ruolo istituzionale e di rappresentanza e una concreta capacità di influire sullo sviluppo del sistema universitario attraverso un’intensa attività di studio e di sperimentazione”.
Rappresentando le Università italiane, la CRUI si è data come compito statutario quello di “rappresentare e valorizzare il sistema delle autonomie universitarie in ogni sede nazionale e internazionale, svolgendo attività di coordinamento, di indirizzo, di tutela e di promozione degli Atenei italiani”, ed anche “elaborare e presentare al Governo, al Parlamento e alle altre Istituzioni competenti i pareri eventualmente richiesti ed avanzare proposte ed osservazioni in materia di alta formazione e di ricerca, nonché su ogni altro argomento di interesse e competenza delle università”.
E’ riferendoci a questi specifici punti che sollecitiamo la CRUI a presentare al MIUR la richiesta di modificare la comunicazione inviata il 17 aprile u.s. a tutte le Università, relativamente all’ “obbligatorietà” della riserva del 30% dei punti organico ai lavoratori provenienti per mobilità dalle province.
La nota MIUR a nostro avviso lede l’autonomia delle Università, che sono in difficoltà come peraltro tutto il sistema pubblico in cui le assunzioni sono autorizzate da troppi anni “in deroga” al blocco nazionale.
Il personale delle Università è chiamato a svolgere un delicato raccordo tra presente e futuro, collaborando a pieno titolo a che le future generazioni possano continuare ad avere pari opportunità; è per questo che a nostro avviso sarebbe stato più opportuno che il MIUR presentasse l’esigenza di ricollocare il personale messo in mobilità dalle province non come “obbligo” ma come “richiesta di valutazione”.
Ci aspettiamo quindi che la CRUI rappresenti al MIUR la richiesta di allineare le comunicazioni ufficiali alle prerogative degli Atenei, almeno formalmente ancora titolari di autonomie che ove non valorizzate dalle stesse istituzioni saranno sempre più svuotate di effettiva efficacia.
Riteniamo di interpretare preoccupazioni e aspettative di tutti coloro che attendono l’utilizzo dei punti organico come l’unico percorso che possa dare risposte a quanti, precari o attivi con una delle tante formule di lavoro che nascondono una subordinazione reale, auspicano di poter avere almeno una chance nell’istituzione e nel paese dove si sono formati.
Un silenzio perdurante su questi temi darebbe l’impressione di una condivisione dei processi, che a nostro avviso è invece importante contestare, ribadendo fermamente l’autonomia delle università.
La Segreteria Nazionale