Negli ultimi giorni di campagna elettorale per l’elezione delle RSU c’è sempre chi, per guadagnare un po’ di consenso, è disposto a negare perfino la realtà.
In qualche Università c’è chi (indicando peraltro tra i firmatari dell’accordo dell’accordo del 30 novembre anche una sigla che non c’è, nel tentativo strumentale di presentarsi come l’unico soggetto “senza macchia”), scrive di un contratto con “aumenti da fame” e di affossamento “dei pochi diritti residuali dei lavoratori”, omettendo l’importanza dell’azzeramento del decreto Brunetta e dei nuovi e significativi diritti, come i permessi e ferie solidali, il riconoscimento delle unioni civili, i 90 giorni per le donne vittime di violenza, ma anche il recupero di materie sottratte dal decreto Brunetta al confronto con i sindacati rappresentativi dei lavoratori, l’abrogazione delle fasce 25-50-25 ed altro ancora.
Se non fossero in gioco temi così importanti per i lavoratori, tali argomentazioni farebbero semplicemente sorridere: invece è importante confutare seriamente queste argomentazioni.
Ci appare evidente che, non avendo molte frecce nel loro arco, viene più facile evidenziare ciò che “manca” (rispetto alle aspettative economiche dopo nove anni di blocco contrattuale), che chiarire chi ha portato cosa; si evita altrettanto accuratamente di mettere in evidenza quanto di positivo il nuovo CCNL contiene.
Innanzitutto, ricordiamo la situazione dalla quale si era partiti ed il contesto mediatico, creato ad arte per affossare il pubblico impiego e i lavoratori pubblici.
La volontà del Governo di usare il pubblico impiego come bancomat e il tentativo di rimandare all’infinito il rinnovo del contratto, si è scontrata con l’incostituzionalità del blocco “sine-die”, sancito dalla Consulta che, per chi non lo sapesse, è stata ottenuta grazie a ricorsi promossi dalla UIL!!!!
Dal decreto Brunetta del 2009 in poi, il contratto nazionale nel pubblico impiego non era considerato più un atto dovuto dai governi succedutisi, che hanno preferito la strada dei “BONUS”.
Il ruolo del sindacato era stato confinato ai margini, ridotto alla solo a informazione consuntiva su tutte le materie che tutelavano il personale.
Questo rinnovo contrattuale rende invece nuovamente possibile superare i vincoli normativi, e – usando la possibilità di “delegificare” conquistata dal “solito” sindacalismo confederale – consente ad esempio di ridurre in maniera consistente la “performance” prevista dal DLGS 150/09.
Chi si lamenta degli scarsi incrementi economici, perché non si è attivato per ottenere risorse aggiuntive dalla politica e portarle al tavolo di contrattazione?
Chi svaluta l’accordo del 30 novembre, potrebbe indicarci di grazia cosa ha ottenuto in più e di diverso da ciò che in quell’accordo CGIL CISL e UIL hanno conquistato per tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti?
La realtà è che solo grazie all’accordo del 30 novembre 2016 la politica e il governo sono stati vincolati a destinare risorse per il rinnovo del contratto, sufficienti a garantire prima di tutto che un contratto ci fosse, e che in quella occasione si potessero riconoscere nuovi diritti!
Non ci risultano conquiste, economiche o normative, derivanti dall’azione di altri sindacati, aggiuntive ed ulteriori rispetto a quelle tenacemente perseguite in particolare dalla UIL, conquiste aggiuntive ed ulteriori che avremmo avuto certamente il piacere di sottoscrivere – ove fossero state portate da questi soggetti sindacali diversi dai firmatari dell’accordo del 30 novembre!
Ad essere stati distratti da “chimere politiche o partitiche” ci sembrano altri, non noi, certamente non la UIL, che ha tenacemente perseguito con determinazione l’obiettivo di recuperare soldi, dignità, diritti, possibilità di tutela dei lavoratori, continuando a costruire occasioni per contrastare gli effetti di una politica scellerata durata troppi anni.
Il tutto, senza che si evidenziasse nessun risultato portato da chi “non si è piegato” a far pressing su politica e governo!!!
A chi si vanta di non aver firmato la preintesa contrattuale – vedremo se poi tale decisione sarà confermata all’atto della stipula definitiva – i lavoratori dovrebbero forse chiedere quale sarebbe stata l’alternativa: con la situazione di stallo in cui versa oggi la politica, dopo le elezioni di marzo, quali sarebbero stati i risultati economici e normativi “migliori” rispetto a quel contratto firmato, secondo alcuni, “in fretta e furia”? E quale sarebbe stato l’apporto specifico che loro avrebbero garantito, visto che non sono stati in grado di evidenziarli nemmeno in questo contratto?
Ancora una considerazione: se le leggi sono ingiuste vanno cambiate, ma nel frattempo vanno rispettate: altrimenti è troppo comodo non sporcarsi le mani, ad esempio non firmando il contratto nazionale, ma pretendere di stare lo stesso ai tavoli di contrattazione integrativa!
Fino a che non saranno a cambiate, le regole – che non piacciono in molti casi neanche a noi, che non le abbiamo affatto “volute”, affermazione diffamatoria – vanno rispettate, altrimenti non ci sono certezze per i lavoratori.
Noi siamo determinati a stroncare ogni demagogica strumentalizzazione delle azioni e dei risultati portati, e ci sconcerta che a farlo siano altri soggetti sindacali!
Consentiteci una considerazione finale: cosa si dovrebbe rispondere a chi, argomentando come abbiamo letto e confutato sul contratto, chiede di essere votato alle RSU?
“MA NON PRENDETECI IN GIRO!”
Federazione UIL SCUOLA RUA
“Ricerca Università AFAM”
Sonia Ostrica