Questa tornata di elezioni per le RSU si svolge in un periodo particolarmente difficile per il Paese, per i lavoratori e per il mondo del lavoro.
La crisi economica sta imponendo grandi sacrifici, che per il pubblico impiego si sommano alle politiche scellerate adottate dal precedente Governo. Il Ministro Brunetta ha colpito i lavoratori pubblici tacciandoli di “fannullonismo” e creando tutte le condizioni per ridimensionare fortemente il ruolo del sindacato nelle amministrazioni.
I vincoli posti alla contrattazione, la scriteriata idea su come distribuire la produttività o la “performance”, l’eliminazione della difesa gratuita nei confronti delle sanzioni disciplinari a seguito dell’abolizione dei collegi di disciplina sono stati gli elementi portanti di una politica tesa ad indebolire il sindacato e ad annientare il suo rapporto con i lavoratori.
A questo vanno aggiunte le misure introdotte dal Ministro Tremonti: blocco dei contratti collettivi, introduzione di un tetto agli stipendi (fermi al livello del 2010), taglio delle risorse per il salario accessorio e conseguente riduzione delle retribuzioni dei dipendenti pubblici. Presi nel loro insieme tali interventi hanno creato un groviglio inestricabile di norme ed una pervasività delle stesse in tutta la pubblica amministrazione, condizione che noi riteniamo, oggi più che ieri, la vera causa di inefficienza del sistema pubblico. Creata forse scientificamente per poter giustificare le esternalizzazione dei servizi pubblici, che sino ad oggi si sono comunque dimostrate inefficaci soprattutto non economiche.
Nei comparti dell’Università, della Ricerca e dell’AFAM abbiamo subìto anche gli effetti delle “fibrillazioni normative” del Ministro Gelmini, che si sono dimostrate fortemente deficitarie (termine che non vorremmo non rendesse l’idea di quello che pensiamo: è stato un disastro!). La riforma dell’Università è stata rappresentata come la soluzione di tutti i problemi: essa avrebbe dovuto facilitare l’ingresso dei giovani, contrastare il potere dei “baroni”, premiare il merito. Nei fatti, la riforma si è rivelata esattamente per quello che è, ovvero un insieme di norme senza un reale obiettivo di innovazione che di fatto concentrano e rafforzano ulteriormente il potere dei “baroni”.
Studenti e ricercatori trovano nella legge Gelmini ostacoli infiniti, che vanno dalla precarizzazione strutturale (abolizione del ruolo dei ricercatori, trasformati in figure esclusivamente a tempo determinato) all’aumento indiscriminato del numero chiuso, peraltro con quiz che finiscono sulle pagine dei giornali per le loro bislacche domande. A ciò si aggiunge la scarsità delle risorse da destinare al diritto allo studio e quindi al merito, per arrivare a questi ultimi giorni ai provvedimenti del Governo Monti, che hanno falcidiato le pensioni secondo la perversa ed improbabile logica di impoverire i padri per mantenere i figli. Con il risultato sinora certo di aver indebolito ed impoverito padri e figli insieme.
L’avvento del Governo Monti ci ha inoltre regalato come ministro della Pubblica Istruzione il Prof. Profumo. Non temendo di certo confronti con i propri colleghi in fatto di trasparenza, il Prof. Profumo non si è ancora dimesso da presidente del CNR, creando una situazione paradossale e a nostra memoria unica nella storia del Paese. Abbiamo dovuto infatti sentire che il Ministro Profumo avrebbe posto il problema dell’eventuale sua incompatibilità all’Antitrust, come se il problema non fosse il suo! Eppure, non più tardi di qualche mese fa, si era svolta la selezione per i Presidenti ed erano stati proposti al Ministro Gelmini una rosa di 5 nomi, tra cui è stato scelto il suo. A rigor di logica, ci sono ben 4 nomi già selezionati come idonei per poter assolvere all’incarico prestigioso ed importante di Presidente del CNR.
La coerenza del Prof. Profumo è impressionante. Da rettore del Politecnico ha proposto e votato uno Statuto che contrastava le norme della legge Gelmini, ma appena diventato Ministro ha immediatamente dato segnali di voler essere perfettamente in linea col suo predecessore. Se al Ministro Gelmini abbiamo sempre “concesso” le scusanti di essere debole, di non avere un curriculum scientifico adeguato, di essere etero diretta del Ministro del tesoro, tali limiti non possono essere certamente imputati al nuovo Ministro. Nondimeno, in perfetta continuità con il precedente dicastero, egli si occupa di scuola secondo noi più per mandare messaggi di natura elettoralistica (probabile che voglia proseguire nel futuro nell’attività politica?) trascurando l’Università, dimenticandosi degli Enti di ricerca, ignorando l’AFAM.
In questo quadro, deve essere a tutti chiaro l’importanza delle prossime RSU per il sindacato e la democrazia nei posti di lavoro. Qualora non si raggiunga una larga partecipazione dei lavoratori, i vari Brunetta, Tremonti, Gelmini e Monti faranno probabilmente a gara per sostenere che la perdita di consenso nei confronti delle organizzazioni sindacali è un implicito riconoscimento della bontà dei loro interventi. Avremmo così, oltre al danno di essere massacrati in quanto dipendenti pubblici, la beffa di vedere la soddisfazione del carnefice e di udire qualche retriva sentenza su lavoratori e arretratezze del sindacato.
Dobbiamo fare di tutto affinché i lavoratori si rechino alle urne. E’ importante che un’alta affluenza alla RSU mandi un segnale di unione tra lavoratori e sindacato, l’unico strumento rimasto per difendere e tutelare i loro diritti e per far sentire la loro voce.
La UIL in questi anni di grandi difficoltà ha cercato di tenere sempre un comportamento equilibrato, fra la necessità di non stremare i lavoratori in lotte prive di reale incisività e quella di attivare azioni concrete di contrasto alle politiche del Governo, impegnando i propri quadri in una attività quotidiana e capillare di opposizione costruttiva, e non facendo mai mancare proposte concrete ed alternative.
Nei comparti Università Ricerca ed AFAM questa azione si è dispiegata avviando la causa per incostituzionalità sulle norme che tagliano le retribuzioni in caso di malattia e impedendo la violazione delle norme del contratto nazionale ai tavoli contrattuali negli enti. Spesso abbiamo dovuto combattere anche con altre organizzazioni sindacali, che invece fanno della convenienza del momento la linea da seguire.
Non abbiamo mai derubricato la parola mobiltazione dal nostro vocabolario e abbiamo ritenuto importante essere fra i promotori dello sciopero generale della UIL per tutte le categorie del pubblico impiego, a dimostrazione che lo sciopero è un’arma importante ma va usata con parsimonia perché i lavoratori lo sciopero lo pagano.
I nostri quadri e i lavoratori si candideranno nelle liste della UIL RUA convinti della bontà delle nostre posizioni e del nostro modo di fare sindacato. A loro insieme a noi spetta il compito di convincere i lavoratori a votare e a votare UIL RUA.
Per quanto ci riguarda, continueremo a garantire il nostro impegno nei luoghi di lavoro, intensificando la presenza proprio laddove più difficile è la situazione: perché siamo convinti che un sindacalista debba farsi trovare vicino ai lavoratori proprio nei momenti di difficoltà e non soltanto quando invece ci sono applausi o parate pubbliche.
E’ per questo che in questi mesi, come abbiamo sempre fatto in passato, saremo accanto ai precari che rischiano il posto di lavoro. E saremo pronti laddove Rettori, Presidenti, Direttori di Conservatori approfittano di un clima favorevole e tentano di mettere in soggezione i lavoratori. Il nostro impegno è quello di avviare iniziative nei confronti del Ministro della pubblica istruzione finalizzate a stabilizzare i precari della ricerca e dell’AFAM esattamente come sono stati stabilizzati i precari della scuola. Chiederemo al Ministro della pubblica istruzione di ridare risorse economiche ed umane, di prevedere nuove assunzioni anche per i nostri comparti, di dare una soluzione definitiva ed un ordinamento finalmente stabile all’AFAM, collocandola in modo razionale ed adeguato all’interno del sistema universitario.
Insieme alla Confederazione continueremo nell’azione partita nel mese di ottobre con lo sciopero, diretta garantire le specificità del contratto dell’Università, della Ricerca, dell’AFAM e soprattutto ad operare una modifica significativa del decreto Brunetta, specie in quelle parti che prevedono inammissibili modalità di distribuzione delle risorse in base alla perfomance e impongono vincoli alla contrattazione.
Siamo convinti che i lavoratori confermeranno la loro fiducia nella UIL RUA e che sapremo portare avanti tutte le iniziative su cui abbiamo preso impegno nei loro confronti.