Cosa avremmo voluto:
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un decreto contro la corruzione che a questo Paese costa 60 miliardi di euro;
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una lotta alla evasione fiscale non limitata al controllo degli scontrini ma capace di colpire anche i grandi evasori, che costano allo Stato complessivamente 120 miliardi di euro;
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un accordo con la Svizzera per tassare i depositi degli italiani nelle banche di quel Paese, da cui si stima possano arrivare almeno una decina di miliardi di euro;
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un reale taglio ai costi della politica, per i quali la UIL stima la possibilità di risparmi per 10,5 miliardi di euro all’anno;
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una tassa sui grandi patrimoni, che vale TANTI miliardi di euro;
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un taglio VERO delle retribuzioni e delle pensioni di quei manager che ancora oggi ricevono centinaia di migliaia di euro, peraltro in barba ad una qualsiasi valutazione dei risultati ottenuti.
Cosa hanno decretato i Professori (e i partiti hanno votato!):
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il taglio delle piante organiche dei dipendenti pubblici che avrà come conseguenza la creazione di esodati pubblici (forse per pagare gli esodati privati) e una riduzione delle prospettive dei tanti precari di arrivare ad una stabilizzazione se non addirittura a mantenere il posto di lavoro;
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il taglio di milioni di euro ai bilanci degli Enti di Ricerca in particolare di quelli non vigilati dal MIUR, largamente evitabile rinunciando alla spesa di uno solo dei caccia F135, pari a 134 milioni di euro. Va denunciato che tali tagli determineranno il rischio di collasso finanziario e il blocco delle attività istituzionali di diversi Enti. Si pensi che il bilancio dell’INVALSI è stato ridotto di 10.000 euro: una cifra ridicola per il bilancio dello Stato (!), ma certamente necessaria all’Ente per garantire la metà della retribuzione di un precario;
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la riduzione delle spese sostenute per beni e servizi intermedi, con il risultato che le ditte appaltatrici licenzieranno i loro dipendenti (e il tasso di disoccupazione cresce!) e gli uffici probabilmente saranno sempre più sporchi per chi ci lavora e per i cittadini che li devono frequentare;
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il possibile aumento delle tasse universitarie degli studenti per coprire i buchi di bilancio degli Atenei e l’aumento certo delle tasse per i fuori corso, che spesso sono studenti lavoratori;
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una riduzione di 2 o 3 euro del valore del buono pasto dei lavoratori di qualche ente pubblico per evitare (così dice il Ministro del Tesoro) diseguaglianze tra i lavoratori;
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la soppressione e l’accorpamento dell’INRAN vigilato dal Ministero dell’Agricoltura, con rischi serissimi per il mantenimento in servizio dei precari e con il trasferimento peraltro delle funzioni dell’ex Ente Nazionale per le Sementi Elette (ente controllore) all’Ente Risi (ente controllato);
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la messa in mobilità per legge di 17 lavoratori di un Ente di Ricerca vigilato dal Ministero dell’Agricoltura per i quali la saccenza e l’arroganza di chi ha scritto quella norma non è riuscito a trovare una soluzione diversa e più equa.
PERO’
Perché non sembri che vogliamo solo criticare dobbiamo riconoscere che alcuni miglioramenti (si fa per dire…) al testo sono stati fatti:
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si è eliminato il termine “soppressione” per le Province sostituendolo con “riordino”. Il Ministro Patroni Griffi si è tanto meravigliato del polverone (neanche tanto) alzatosi su questa vicenda, forse perché lui non vede differenze tra soppressione e riordino. Ma allora perché è stata introdotta questa modifica e soprattutto che fine hanno fatto i fautori della riduzione dei livelli di amministrativi e degli sprechi della politica?;
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sono stati premiati con un altro anno di incarico i Rettori che furbescamente hanno ritardato l’adozione dei nuovi statuti delle Università e la loro entrata in vigore. Per conoscenza di chi legge, si deve sapere che ci sono rettori che vantano già 15 anni di rettorato e come se non bastasse vedono prolungato ancora il loro incarico, alla faccia del ricambio!,
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è stato soppresso l’INRAN ma è stato mantenuto il suo Direttore Generale, o meglio lo stipendio del Direttore Generale per un altro anno, giustificando la cosa con il fatto che andava rispettato il contratto di lavoro che quest’ultimo ha sottoscritto. Chissà perché il rispetto dei contratti vale solo per qualcuno, mentre per i comuni lavoratrici e lavoratori sono giustificabili tagli dei posti dei lavoro e blocco della contrattazione collettiva;
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si è mantenuta l’incongruente performance di Brunetta, che implica risorse ormai inesistenti a seguito dei tagli agli Enti e serve solo a giustificare l’esistenza del costosissimo CIVIT e distribuire cariche ben remunerate.
EPPURE C’E’ ANCORA CHI SI CHIEDE PERCHE’ I SINDACATI PROTESTANO!
La UIL RUA ritiene che non vi sia alternativa allo sciopero generale non oltre la prima decade di ottobre contro questi provvedimenti e questo modo di governare. Dopo la pausa estiva la mobilitazione dovrà riprendere: lo dobbiamo ai lavoratori, lo dobbiamo al Paese.
La Segreteria Nazionale UIL RUA