tratto da “Il Sole 24 Ore online” del 13 novembre 2012
Sono 4.028 le eccedenze tra il personale non dirigenziale della Pubblica Amministrazione. Lo ha riferito la Funzione pubblica sul suo profilo Twitter (@funzpub) mentre era in corso l’incontro sul tema tra il ministro Filippo Patroni Griffi e i sindacati. Patroni Griffi ha sottolineato che il Governo «ha evitato, o comunque contenuto, l’impatto traumatico sul personale del pubblico impiego» attraverso «una accorta gestione delle eccedenze». I sindacati hanno lamentato la poca chiarezza delle cifre e hanno chiesto un tavolo di approfondimento.
Si apre la fase di gestione delle eccedenze
Ora inizierà la fase di gestione delle eccedenze e si aprirà un tavolo con i sindacati. Gli strumenti che il ministro intende mettere in campo per gestirle vanno dai pensionamenti e pre-pensionamenti per il personale più anziano fino alla mobilità volontaria, ai contratti di solidarietà con il part time e infine alla mobilità con retribuzione ridotta.
Tra i dirigenti 487 eccedenze
Secondo le tabelle fornite dal ministero ai sindacati, si evince che sono 4.028 su 94.249 statali gli esuberi tra il personale non dirigenziale (3.236 nei ministeri, 126 negli enti pubblici di ricerca e 666 negli enti pubblici non economici) mentre ammontano a 487 le eccedenze dei dirigenti (48 sono i dirigenti in esubero di prima fascia, 439 quelli di seconda). I risparmi attesi da questa prima operazione di riorganizzazione della P.A. sono pari a 392 milioni: 342 milioni per il personale non dirigenziale e in 50 milioni circa per quello dirigenziale.
Il ministro: «Non licenziamenti, ma eccedenze e non ancora esuberi»
«Non si tratta di licenziamenti e non si tratta ancora di esuberi», ma di «circa 4mila eccedenze nella pubblica amministrazione che saranno gestite attraverso un esame congiunto con i sindacati», ha poi precisato il ministro della Funzione Pubblica a margine dei lavori della prima commissione del Senato che si è occupata del dl sulle province. «Verificheremo i pensionamenti ordinari – ha spiegato – e i prepensionamenti, gli strumenti di flessibilità come il part time, la mobilità volontaria e quella obbligatoria per due anni con riduzione degli stipendi. Quando si arriverà a questa fase, si potrà parlare di esuberi veri e propri».
Baratta (Cisl): servirà confronto
«Non ci saranno licenziamenti nel pubblico impiego – ha chiarito in una nota il Segretario confederale della Cisl, Gianni Baratta, commentando l’esito dell’incontro di oggi – Il ministro della funzione pubblica ci ha rappresentato parzialmente per le amministrazioni centrali il primo dato sulle eccedenze, su cui bisognerà attivare nei prossimi giorni un confronto per fare un accordo sulle modalità con cui queste eccedenze dovranno essere gestite con i prepensionamenti e le compensazioni fra una amministrazione e l’altra, con in più tutte le garanzie professionali e contrattuali da dare ai lavoratori». Attacca la Cgil: per il segretario confederale Nicola Nicolosi «l’azione prodotta dal governo è di budget dell’isteria. La P.a. va considerata un investimento e non funziona quest’ansia che si è prodotta in giro per il Paese». Ecco perché «abbiamo chiesto – ha aggiunto Nicolosi – un tavolo più complessivo». Inoltre alle cosiddette “eccedenze” vanno aggiunti i «200mila contratti a termine che scadono a fine anno», ha spiegato il sindacalista della Cgil. Per il segretario generale della Uil-Rua, Alberto Civica, i dati forniti dal ministro sono «incomprensibili. Siamo a novembre e non abbiamo ancora chiaro il problema delle eccedenze e degli esuberi nella Pa».
Le amministrazioni escluse dal conteggio
Dalle tabelle distribuite ai sindacati si evince che i calcoli si riferiscono solo a una parte della Pa, escludendo Enti locali, scuola, Forze Armate, ma anche ministeri come Giustizia, Interni, Esteri e Inps-Inpdap, su cui «avremo riduzioni organiche significative», ha detto il ministro. La relazione tecnica al decreto legge sulla spending review citava 24mila esuberi circa su una platea complessiva di 3,3 milioni di dipendenti pubblici.