giovedì 28 Novembre 2024

CRA: inizia una nuova era ?

Il neo Commissario Paolo Cescon ha convocato il giorno 3 febbraio le OO.SS. Dopo un breve saluto del Commissario le OO.SS. hanno rappresentato al nuovo vertice la gravità della situazione del CRA.

La delegazione UIL era composta da Sonia Ostrica (UIL RUA Nazionale) Mario Finoia (UIL RUA CRA), Roberto Papi (UIL RUA Lazio); Marilena Aniballi (RSU UIL CRA-sede)

Dopo una breve introduzione del Commissario, nella quale egli affermava l’intento di ridare piena dignità al maggior Ente in Agricoltura del Paese, sono iniziati gli interventi

La UIL ha augurato buon lavoro al Commissario, già indicato come Presidente, per l’arduo compito che l’attende; ha ricordato che dal 1999 il CRA non è ancora riuscito a completare il processo di organizzazione e riorganizzazione, tutt’ora in corso. Al riguardo abbiamo riferito l’auspicio che il piano – di cui le OO.SS. non hanno ricevuto alcuna documentazione – non venga rilanciato così com’è. Abbiamo rappresentato che il processo di elaborazione  del nuovo Statuto non ha avuto il necessario confronto con il sindacato, e che i contributi prodotti dai soggetti coinvolti sono stati “interpretati” e utilizzati a macchia di leopardo, snaturandone il senso complessivo. Uno dei tanti problemi che non siamo riusciti a risolvere per l’assenza di confronto è che nello Statuto il CRA ha inserito la previsione dell’utilizzo del CCNL dell’agricoltura, contravvenendo al principio in base al quale la tipologia contrattuale viene definita all’atto della stipula del CCNL di comparto (nel caso del CRA, quello della Ricerca, contratto rinnovato all’ARAN ripetutamente senza che il CRA portasse in quella sede il problema al tavolo). L’inserimento in Statuto a nostro avviso potrebbe comportare problemi dirompenti.

La UIL ha evidenziato il basso livello di relazioni sindacali all’interno del CRA, molto deteriorate negli ultimi due anni; ha sottolineato anche che lo scontro si è allargato a tutti i soggetti istituzionali,  dal Consiglio dei Dipartimenti – decaduto da oltre un anno e mezzo e non rinnovato – al Consiglio di Amministrazione, manifestatosi a ridosso del commissariamento dell’Ente.Il confronto costante tra soggetti con prerogative diverse è risorsa fondamentale, e va inteso come collaborazione e non come contrapposizione, contrariamente a quanto ha invece interpretato il CRA. La conflittualità ha avuto origine da scelte fatte seguendo logiche tipiche di altri sistemi, e le funzioni svolte dal Consiglio  dei Dipartimenti, scaduto, e non “riassegnate” sono state riferite ad una precisa volontà di evitare il confronto con la comunità scientifica.

La UIL ha proseguito rappresentando la critica condizione della Comunità scientifica interna, che a causa di un governo molto accentrato e burocratizzato dell’ente ha perso il senso di appartenenza, non trovando spazi nè interlocutori adeguati; e vive senza essere adeguatamente valorizzata ed opportunamente utilizzata, ricevendo direttive come un Ministero. Le iniziative sono mortificate, i progetti assoggettati a “prebende” eccessive, in un quadro generale zoppicante che non rispecchia le reali capacità e possibilità delle risorse umane. Nel CRA si è perso il forte senso di appartenenza che caratterizzava i dipendenti ex-IRSA, il CRA appare irraggiungibile ad una comunità scientifica non coinvolta nelle scelte e nelle decisioni. I ricercatori e tecnologi vedono calare dall’alto – dall’amministrazione centrale – indicazioni che spesso ignorano professionalità e prerogative contrattuali.

Non esiste nel CRA un momento organizzativo nel quale l’intera comunità scientifica possa esprimere la propria opinione, in cui il singolo ricercatore venga coinvolto nella  formazione delle scelte nazionali. Il CRA non “ascolta”, preferendo utilizzare come unici interlocutori i responsabili di strutture che sono limitati ad un ruolo di portavoce delle direttive del C.R.A. nei confronti della comunità scientifica.

Sulla trasparenza abbiamo aperto un capitolo a parte, iniziando dalla necessità di garantire una corretta, costante e tempestiva informazione, e recuperando un confronto stabile con il sindacato che è stato limitato – poco e male – per lo più alla sola parte economico-retributiva;  il risultato è stato spesso ben al di sotto di quanto si poteva ottenere.

Abbiamo fatto qualche esempio.

Per primo, abbiamo portato l’anzianità dei dipendenti, che hanno “storie lavorative” diverse una dall’altra: ma la mancanza di un “ruolo” organico e pubblico non consente l’autotutela da parte dei soggetti interessati. A tutt’oggi, a distanza di 3 anni dall’inquadramento conseguente alla tabella di equiparazione e dalla stabilizzazione per legge dei precari in possesso dei requisiti di legge, non si conosce il ruolo del personale suddiviso per profilo e livelli.  E’ di tutta evidenza che in un tale contesto è estremamente complicato fare adeguate previsioni di sviluppo professionale.

Al contrario, abbiamo assistito a procedure di mobilità messe in atto in assoluta autoreferenzialità dall’ente, che ha ripetutamente negato la procedura ad alcuni, attivandola invece per altri casi senza nessuna motivazione conosciuta, e negando ogni informazione al riguardo.

Anche la carriera dei ricercatori risente della mancanza di trasparenza, e della gestione di fatto monocratica e “ministeriale”: il personale tutto non è messo in condizione di  poter esprimere al meglio capacità e professionalità, ed è penalizzato in occasione dei conferimenti di incarichi di responsabilità. Anche in questo campo il contributo del sindacato è stato banalizzato. Il CRA è tenuto a fissare obiettivi scientifici condivisi con la comunità scientifica e non in assoluta autoreferenzialità, subordinando di fatto il sistema della ricerca alla gestione e snaturando le strutture tecnico-scientifiche ad uffici amministrativi, mentre l’amministrazione è fortemente accentrata e i dirigenti stessi privati delle necessarie autonomie.

Ultimo esempio portato sul tema della mancata informazione ha fatto riferimento alle assunzioni degli ultimi concorsi: non è stato reso noto quali e quanti ricercatori siano stati assunti, né in quale disciplina e in quali centri sono stati assegnati i vincitori, benché quest’atto fosse dovuto e sia stato richiesto. Non si conosce se l’ente intende utilizzare le graduatorie per ulteriori scorrimenti né su quale base l’ente individuerà le discipline.

In merito al patrimonio, la UIL ha rappresentato la necessità di non agire sulla spinta dell’emergenza, ipotizzando ad esempio una cessione sottostimata di un patrimonio per molti versi straordinario. Nel patrimonio va inteso anche il personale che a vario titolo, precario o di ruolo, contribuisce alla ricchezza dell’ente, e spesso non è  adeguatamente valorizzato, svolgendo attività e prestazioni di qualità riferibili a livelli di inquadramento superiori a quelli effettivamente posseduti.

Il Commissario ha assicurato il suo impegno su problemi direttamente dipendenti dalla struttura, come la trasparenza  e le modifiche organizzative anche dell’Amministrazione.

Non ha ritenuto invece di impegnarsi sulle auspicate modifiche allo Statuto, che ha avuto già il parere favorevole della Funzione Pubblica e della Ragioneria, ed attualmente è fermo al Ministero del Tesoro. L’iter prevede infatti il parere della Conferenza Stato Regioni, e successivamente all’atto della pubblicazione è attesa la nomina dei vertici – non commissariali – dell’ente; solo a questo punto si procederà al rinnovo anche del Consiglio dei Dipartimenti.

Il Commissario ha chiaramente affermato che difficilmente si potrà tornare a modificare il testo riaprendo il confronto,  in quanto l’iter già avviato dovrebbe ripartire e ciò è impensabile. Ha però recepito l’invito a riprendere il confronto nel corso dell’approvazione dei Regolamenti.

Ad avviso della UIL è impensabile che fino ad allora la comunità scientifica sia “informata” esclusivamente per video conferenza o per il tramite dei responsabili di centro!

Visto il tenore degli interventi delle OO.SS.,  sostanzialmente tutti sulla stessa vena seppur con differenti toni, non ci ha stupito sentire il Commissario dichiarare a fine seduta di alzarsi con molte più preoccupazioni di quante ne avesse all’inizio, di fatto confermando che durante l’incontro ha avuto un quadro diverso da quello rappresentatogli per altre vie.

Evidentemente siamo riusciti a condividere la preoccupazione per la svolta “ministeriale” dell’ente, che gli ha fatto fare passi indietro, relegandolo ad un ruolo che mal si addice ad un ente di ricerca, ma ancor più al massimo ente di ricerca in Agricoltura, da cui il Paese attende un grande contributo.

UILPA UR AFAM – CRA
Sonia Ostrica
Mario Finoia

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