55 vittime dall’inizio dell’anno, 43 consumati all’interno del nucleo familiare, 27 all’interno di una coppia.
Una ragazza di 22 anni è stata bruciata viva dal suo ex perché l’aveva lasciato. Una ragazza che aveva paura, ma non l’ha detto a nessuno.
Sara, come tutte le altre vittime, aveva solamente esercitato il suo DIRITTO di decidere, il diritto di scegliere di voler chiudere una relazione.
Anche le donne vengono lasciate (più spesso di quel che appare), ma non uccidono con la stessa frequenza, non accoltellano, non sparano, non ti cospargono di alcool o di benzina.
Fanno la valigia, e vanno via, spesso di notte e sole; non fomentano il proprio odio pensando che non c’è più chi stirerà o cucinerà per loro, come pure qualcuno ha detto qualche tempo fa per “giustificare” un gesto insano. Le donne conoscono la sofferenza, ma la elaborano, e si rialzano!
Ogni volta, di fronte ad un caso di femminicidio, la coscienza del Paese si scuote: si piange, ci si rattrista, si rimane increduli su come sia possibile, al giorno d’oggi, che ancora accadano orrori simili.
Ma piangere, rattristarsi non produce alcun risultato concreto. Bisogna prendere consapevolezza della reale dimensione del problema, diventata una piaga sociale: la mancanza di rispetto per le scelte delle donne, l’accettazione di un rifiuto.
E’ sempre più viva e forte la necessità di promuovere misure concrete volte alla lotta contro ogni forma di violenza, azioni indispensabili per produrre quel cambiamento culturale imprescindibile per il raggiungimento del rispetto e la parità di genere.
C’è bisogno di un lavoro quotidiano che abbia inizio “nelle quattro mura domestiche” e prosegua nelle scuole, fin dai primi anni di vita, per formare ed educare le coscienze, imparare ad accettare i rifiuti, insegnare il rispetto e la parità di genere ma soprattutto il valore assoluto di ogni vita.
Per insegnare ai genitori a riconoscere segnali di ossessione o di paura.
A distanza di due anni dall’insediamento, dopo aver soppresso il dipartimento questo governo ha assegnato la delega per le Pari opportunità. Ci auguriamo che questo sia un primo segnale di una presa di coscienza dell’urgenza di implementare le azioni volte alla lotta contro ogni forma di discriminazione, per insegnare il rispetto e rendere un fatto “normale” la condivisone e la parità di genere.
Servono risorse umane ed economiche per i centri antiviolenza, che dovrebbero essere istituiti in ogni municipio.
Noi donne, madri, figlie, sorelle, zie, nonne, amiche, insieme ai nostri uomini, fratelli, padri, mariti, abbiamo un grande compito: quello di educare soprattutto gli uomini ma anche le donne di oggi e del domani al diritto di scegliere, all’accettazione dei rifiuti, al rispetto di ogni persona, alla distinzione tra amore e proprietà.
Un pensiero va ad altre persone, soprattutto donne, nella famiglia del giovane che ha commesso il gesto insano: altre vite femminili che saranno segnate per sempre da questa vita spezzata.
Il Segretario Generale Sonia Ostrica |
La Coordinatrice Pari Opportunità Fabiana Bernabei |