Vengono penalizzati i territori svantaggiati e i neoassunti. Agire subito sulle retribuzioni con interventi radicali sullo status giuridico ed economico.
Colpo di mano con l’approvazione del decreto legge n. 36 del 2022 sostituito dal maxiemendamento su cui è stata posta la fiducia in Senato.
Di fatto viene cancellato il diritto alla mobilità, trasformandola in una possibilità.
Appare evidente che si andrà verso un sistema dove la mobilità verso altre sedi, sarà ancora possibile ma regolata con altri principi, legati all’autonomia, con criteri e modalità diversi da quelli che conosciamo. Gli effetti concreti di questo emendamento si capiranno solo quando verrà emanato il Decreto sul Reclutamento ora al vaglio del CNAM per il parere previsto dalla legge.
Il cambio delle procedure sulla mobilità, se pur deve conciliarsi con il futuro Decreto sul Reclutamento, avrà ripercussioni sui tanti professionisti che oggi scelgono la carriera della docenza, in particolare verranno penalizzati fortemente i neoassunti.
Oggi un professionista che decide di investire sulla sua carriera della docenza sa che deve rinunciare a buona parte del suo reddito per raggiungere la sede di servizio, che per l’Afam è su base nazionale.
La possibilità di ottenere per diritto il trasferimento ad altra sede rappresenta un elemento decisivo e incentivante per molti aspiranti docenti.
Statisticamente nell’alta formazione si assiste ad uno spostamento dei docenti dal centro sud, verso le grandi città e il nord, infatti, le sedi di prima nomina e la maggior concentrazione di posti vacanti sono nelle istituzioni del centro sud.
Per fare alcuni esempi riportiamo alcuni dati:
Conservatorio di Reggio Calabria | posti 97 di cui 31 vacanti |
Conservatorio di Monopoli | posti 121 di cui 21 vacanti |
Conservatorio di Cagliari | posti 133 di cui 41 vacanti |
Conservatorio di Roma | posti 160 di cui 1 vacante |
Conservatorio di Firenze | posti 105 di cui 1 vacante |
Conservatorio di Brescia | posti 74 di cui 1 vacante |
Conservatorio di Palermo | posti 146 di cui 14 vacanti |
Se consideriamo la modesta retribuzione e la limitata prospettiva di cambiare sede di lavoro nel corso degli anni, meno professionisti si affacceranno al mondo Afam. A nostro avviso questi elementi penalizzeranno maggiormente i piccoli centri, in particolare alcune zone del sud Italia aumentando ulteriormente il divario sociale.
La riforma, attesa da più di venti anni deve essere completata e con essa tutti i decreti applicativi, ma le risorse per il personale quando arriveranno?
Troppe volte si è rivendicato il ruolo universitario, e troppe volte in maniera impropria e demagogica, ad oggi cosa abbiamo preso da quel sistema tanto declamato?
La possibilità di rimanere in servizio fino ai 70 anni? (solo per contenere il precariato e non incappare nei ricorsi) La mobilità solo per procedura concorsuale e non per diritto? e cos’altro?
Se lo spirito è il decentramento delle competenze dal ministro alle istituzioni, l’attuale assetto della governance è troppo debole e impreparato per farsi carico della complessa gestione, esso è stato concepito per attuare disposizioni ministeriali e non per autogovernarsi.
Negli ultimi anni con lodevoli interventi del ministero e del parlamento, sono state destinate all’AFAM molte risorse, le più importanti: 55 milioni per la statizzazione, 20 milioni per le figure tecniche, 80 milioni per l’ampliamento della pianta organica, 168 milioni per l’edilizia.
Per la valorizzazione e crescita del personale nulla di significativo, se non gli 8,5 milioni che con grande impegno siamo riusciti a portare nel rinnovo contrattuale in aggiunta alle risorse già previste.
Assistiamo ad una volontà di calare le scelte per legge primaria, far perdere potere al confronto e alla contrattazione, questa volontà spaventa se a costo zero si passasse ad un regime dove il rapporto di lavoro venisse regolato per decreto.
Se questo deve essere il nuovo modello bisogna intervenire sullo status giuridico ed economico del personale adeguando le retribuzioni ad altri modelli della formazione superiore.
Senza un adeguato investimento sul personale, e un nuovo assetto organizzativo delle istituzioni, questi cambiamenti avranno effetti negativi sul sistema, rischiando di rallentare ulteriormente il percorso di riforma.
La nostra organizzazione sindacale continuerà la sua azione a difesa del personale e del sistema.
La Segreteria Nazionale