giovedì 21 Novembre 2024

Convertito il D.L. 44/2023

La legge di conversione del c.d. Decreto P.A. (D.L. 44/2023), conferma e introduce misure che hanno ricadute di interesse sui nostri settori che ne dovrebbero rafforzare la capacità amministrativa.

Nell’ambito della riforma dei concorsi pubblici il decreto PA prevede che:

  • fino al 31 dicembre 2026 i bandi possano contemplare lo svolgimento della sola prova scritta per i profili non apicali come i funzionari o gli assistenti.
    Non si tratta di un obbligo ma di una opzione e ogni amministrazione potrà decidere o meno di includere una prova orale.
  • nuove disposizioni per i candidati risultati idonei nei concorsi pubblici. Saranno considerati idonei i candidati classificati entro il 20% dei posti successivi all’ultimo nella graduatoria finale.
    L’Amministrazione potrà procedere allo scorrimento della graduatoria a seguito di rinuncia o di dimissioni entro 6 mesi dall’assunzione. Scopo di tale disposizione è quello di ridurre i tempi di assunzione del personale.
  • Servizio Civile. È riservata una quota pari al 15% dei posti nei concorsi per l’assunzione di personale non dirigenziale indetti dalle amministrazioni pubbliche a favore degli operatori volontari che hanno concluso il servizio civile universale senza demerito.

Le misure introdotte sono un buon passo avanti per incentivare le assunzioni nella Pubblica Amministrazione, ma rimane sul tavolo il tema del SALARIO ACCESSORIO.

Urgente e non più rinviabile lo sblocco del salario accessorio del Personale, per consentire il raggiungimento di maggiore qualità e professionalità dei Dipendenti e per garantire le necessarie risorse ai neoassunti senza dover abbassare i livelli retributivi del Personale in servizio.

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Confermata la misura cd “Fuga dei Cervelli” che prevede la possibilità di incrementare i premi, entro il limite massimo del 30% del trattamento economico fondamentale, di Ricercatori e Professori e i cui criteri saranno definiti con apposito Decreto.

La UIL pur ritenendo questo intervento un primo passo per dare ai nostri Ricercatori la possibilità di sfruttare le loro competenze al servizio del nostro Paese, rimane perplessa sulla mancata obbligatorietà (è prevista la possibilità) per le Università e per gli EPR di istituire un “Fondo per la valorizzazione dei risultati della ricerca” con risorse derivanti da progetti di ricerca, europei o internazionali, non ricompresi nel PNRR, ammessi al finanziamento sulla base di bandi competitivi.

Perplessi anche per la mancanza di riferimento al personale T/A che sappiamo bene essere sempre componente fondamentale per le attività legate ai progetti e quindi escluso dalla possibilità di attribuzione della quota premiale.

Ancora orfana la disciplina del Contratto di Ricerca che avrebbe dovuto sostituire gli attuali assegni di ricerca e che, allo stato attuale, sembra non trovare una soluzione.

Introdotta in sede di conversione un’ulteriore misura per il personale Docente e Ricercatore delle Università, dell’Afam e degli ITS, con la norma di interpretazione autentica dell’art. 6 comma 10 della legge 240/10 con specifico riferimento alle attività di consulenza, interventi su PIAO e formazione del personale

La Segreteria Nazionale

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