“Non possiamo imporre a tutta Italia di non andare il lavoro ma possiamo incentivare il ricorso allo smart working” così la Ministra della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone.
Ebbene se così deve essere, quello che ci preme come UIL, è che le forme di lavoro agile prendano effettivamente e con urgenza slancio su tutti i posti di lavoro delle nostre PP.AA. e che si inverta il dato che vede dall’inizio della settimana corrente ad oggi solo due lavoratori su dieci avviati allo smart working.
È evidente che i mancanti avanzamenti sul tema e contestualmente sull’aggiornamento e avanzamento digitale della P.A., sempre annunciato e pubblicizzato, stanno creando non poche difficoltà in questa situazione di emergenza e svelando la reale situazione sul fronte digitalizzazione delle nostre istituzioni pubbliche. A tutto ciò si accompagna la nota mancanza di condivisione delle informazioni tra le diverse amministrazioni che, special modo in questo contesto, testimonia come questa sarebbe stata la vera semplificazione che si sarebbe dovuta perseguire nei ripetuti processi di riforma del sistema pubblico che si sono negli sempre più stratificati con l’unico risultato di creare un groviglio procedurale in grado sempre di rallentare l’azione amministrativa. Per non parlare, infine, dell’assenza di infrastrutture tecnologiche essenziali all’aggiornamento di servizi al passo con i tempi.
Questo insomma può definirsi l’anno zero del digitale nella pubblica amministrazione e necessariamente ora bisogna prender tutte le misure possibili per proteggere i lavoratori e evitare quanto più la diffusione del contagio soprattutto per non gravare sempre più su un sistema sanitario estremamente sovraccaricato in queste ore. Allo stesso tempo è essenziale assicurare l’erogazione complessiva del salario – quindi anche dell’accessorio – dei pubblici dipendenti seguendo il modello che venne utilizzato già nell’emergenza del terremoto de L’Aquila.
In conclusione, come UIL, ricordando che le misure per il pubblico impiego valgono fino al 3 aprile, affermiamo che non è possibile mantenere una disomogeneità di applicazione dello smart working tra le diverse amministrazioni, come stiamo assistendo, e che lo Stato deve sì garantire il funzionamento dei servizi di tutta la Pubblica Amministrazione ma tutelando i suoi lavoratori mettendoli nelle condizioni di lavorare dalla propria abitazione e così, contestualmente, contrastando gli andamenti esponenziali della diffusione del terribile Covid19 che stiamo combattendo.