Fin dalla prima lettura del testo bollinato della Legge di Bilancio 2024 abbiamo denunciato la pesante penalizzazione sulle pensioni per i dipendenti pubblici (700.000 statali!) che questo Governo avrebbe deciso. A poche ore dalla pubblicazione del testo della Manovra, infatti, come UIL RUA davanti alla possibilità che i lavoratori della PA, tra cui quelli dei nostri settori, potessero vedere diminuito sensibilmente il proprio assegno di pensione, abbiamo rappresentato al Governo e alle forze politiche la nostra denuncia.
Sembrerebbe, dalle parole del Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon nel Question Time dell’8 novembre, che il Governo (forse) farà dietrofront sul taglio delle pensioni presentando un emendamento alla manovra nel corso dell’iter parlamentare per “salvare” le pensioni di molti dipendenti PA.
Ci viene spontaneo pensare che forse non avrebbero dovuto toccare per peggiorare ma per migliorare!!!
Se questo di concretizzerà sarà annullata la misura che rischiava di colpire sia le gestioni previdenziali dei dipendenti locali, che quelle del personale sanitario, degli Enti pubblici di Ricerca, delle Università e della scuola.
È bene ricordare inoltre che questo Governo ha concesso alle Organizzazioni sindacali Confederali solo 4 minuti di confronto su questa manovra. Forse se avesse avuto l’umiltà e la voglia di ascoltarci si sarebbero risparmiati questi dietrofront che altro non sono a nostro avviso una scarsa attenzione o conoscenza del nostro sistema pensionistico.
Questi ripensamenti sono ad oggi il risultato dell’azione del sindacato, fondamentale e necessaria per correggere questa Manovra.
Per questo il 17 novembre dovremo scendere tutti insieme, con la UIL, in Piazza per dimostrare che il Popolo vuole ridisegnare la strada del nostro Paese.
Per adesso nulla è cambiato!
Di seguito vi illustreremo nel dettaglio la scelta del Governo sul taglio delle pensioni ai dipendenti pubblici.
Nel testo attuale il Governo ha introdotto un taglio alle pensioni dei dipendenti pubblici nel 2024 che doveva coinvolgere circa 700.000 persone che lavorano nel settore pubblico e rischiava di impattare su quasi uno statale su cinque.
La misura introdotta in finanziaria modificava dei coefficienti di rendimento e non riguarda tutti gli iscritti ma solo coloro che hanno maturato non più di 15 anni di versamenti nel sistema retributivo, cioè al 31 dicembre 1995.
In particolare, l’articolo 33 del testo della manovra prevede un taglio alle aliquote di rendimento delle anzianità acquisite sino al 31 dicembre 1995, misura che interessa i dipendenti pubblici iscritti alle casse dell’ex INPDAP, come i dipendenti degli Enti Locali, degli Enti pubblici di Ricerca, delle Università (CPDEL), insegnanti e insegnanti degli asili nido parificati (CPI), sanitari iscritti alla cassa (CPS), e ufficiali giudiziari/aiutanti ufficiali giudiziari e coadiutori iscritti alla cassa (CPGU).
Secondo la relazione illustrativa del DDL bilancio il taglio riguarderà oltre 700 mila lavoratori consentendo il recupero di 17,7 milioni di euro già nel 2024 e complessivamente 3,5 miliardi di euro entro il 2043.
Una simulazione dell’effetto di questa misura porterà nel 2024 a una pensione di vecchiaia con 67 anni di età, 35 anni di contribuzione e retribuzioni da 30/50.000 euro annui, a una pensione ridotta, rispetto all’attuale sistema, tra 4/7000 euro all’anno.
La Segreteria Nazionale