La questione delle sedi romane sta ormai diventando un caso che rischia di travalicare i confini CREA, diventando un caso nazionale per l’impiego e l’utilizzo delle risorse pubbliche.
L’obiettivo dei risparmi di gestione deve essere compatibile con il perseguimento della mission dell’Ente e dei suoi Centri. E tra i fini istituzionali vi è senz’altro la sede centrale che ha compiti di indirizzo e gestione oltre che di rappresentanza dell’Ente e il Centro di Politiche e Bioeconomia che ha piena dignità di Centro di ricerca, al pari delle altre strutture del CREA.
Presso la sede Centrale sono attualmente impiegati 154 dipendenti, mentre presso la sede di Politiche e Bioeconomia 187 dipendenti, in parte dislocati presso il Mipaf.
Con nota unitaria le OOSS avevano invitato il CdA a soprassedere all’acquisto di una sede per il centro CREA PB posta in una zona periferica di Roma, che, considerate le attività di ricerca e di supporto istituzionale svolte dal Centro non si prestava ad essere il punto di riferimento nazionale per l’ex Istituto Nazionale di Economia Agraria. Il CdA ha dato ascolto a tale sollecitazione, ma la soluzione prospettata, alla luce delle necessità di collocazione del personale (della sede centrale e del Centro PB), non appare praticabile.
E’ infatti inimmaginabile che si possano ricollocare circa 300 dipendenti nell’ambito delle sedi esistenti su Roma, soprattutto dopo che l’Ente ha dismesso negli anni parte del patrimonio anche con lo scopo di costituire un tesoretto per l’acquisto di una nuova sede.
Attualmente, presso le sedi romane sono impiegati, (dati riferiti ad aprile 2021).
Centro AA Via della Navicella | 60 dipendenti |
Centro AN Via Ardeatina | 132 dipendenti |
Centro DC Via Bertero | 90 dipendenti |
Centro IT Via Manziana | 29 dipendenti |
In ognuna di queste sedi sono presenti laboratori che hanno impieghi diversi e che non si prestano ad essere utilizzati per scopi multipli (suolo, insetti, alimenti).
A queste sedi ci sono da aggiungere i locali non utilizzati di Via Archimede e Via Barberini.
E’ evidente a tutti che l’utilizzo di tali sedi per collocare in modo funzionale rispetto al mandato istituzionale assegnato e rispettoso per le finalità del lavoro svolto, non è adeguato.
Anche qualora si riuscisse a dare sistemazione a tutti, riducendo gli spazi e utilizzando il lavoro agile, “lo spezzatino” che verrebbe a crearsi nuocerebbe in maniera importante alle identità dell’amministrazione centrale e di CREA PB.
Riteniamo quindi indispensabile l’individuazione di sedi che permettano di mantenere innanzitutto l’unità e la piena funzionalità di entrambe le strutture. Nella nostra nota unitaria facevamo anche riferimento alla possibilità di optare per l’affitto, opzione che potrebbe essere adottata in attesa di riformulare, in maniera appropriata, senza quindi contraddizioni di fondo nel suo contenuto, una procedura per l’acquisizione di immobili liberi da eventuali vincoli e soprattutto idonei al mantenimento delle attività del CREA.
Pur condividendo la necessità di razionalizzare la spesa non vorremmo che, per perseguire una generica attestazione di buona gestione finanziaria del CREA, debbano essere i dipendenti e le attività del CREA stesso a dover pagare il prezzo più alto.
Quindi, invitiamo ancora una volta il CdA a riconsiderare la percorribilità di alcune decisioni, optando per l’affitto in via transitoria e ripensando sostanzialmente ai procedimenti necessari per l’individuazione di soluzioni per l’acquisizione di sedi (immobili pubblici comunali o statali in disuso) che il principale Ente di ricerca in agricoltura merita.
FLC CGIL Giampiero Golisano |
Fed. UIL Scuola RUA Mario Finoia |