ADI, ADU, ANDU, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA.
Alcuni giorni fa il ministro Maria Chiara Carrozza ha annunciato di volere applicare il controverso strumento del test INVALSI anche al Sistema universitario nazionale.
Una iniziativa che ancora una volta il Ministro assume senza avere consultato le Organizzazioni universitarie che rappresentano, oltre agli studenti, i docenti, i precari e i tecnico-amministrativi dell’Università.
Da una parte, il Ministro sembra non volere tenere in alcun conto del totale fallimento dell’INVALSI nella Scuola e da anni contestato da tutte le componenti (docenti e studenti); un test con il quale si pretende monitorare e misurare la qualità dell’istruzione, ma che in realtà mira a imporre un particolare modello di scuola escludente, incapace di valorizzare le differenti intelligenze e il senso critico. Un modello finalizzato ad aumentare la competitività, anziché la cooperazione, svilendo così il valore formativo dell’istituzione scolastica.
Dall’altra parte, l’estensione del test INVALSI anche agli studenti universitari in uscita con l’obiettivo di valutarne la competenza non può non legarsi a doppio filo con un altro intento sbandierato dal Ministro, ovvero quello di abolire il valore legale del voto di laurea.
Insomma, all’Università, come nella Scuola, si vuole abolire il valore legale del titolo di studio, obiettivo perseguito senza successo dal precedente ministro Profumo.
L’eliminazione del valore del voto di laurea e la sua sostituzione con i risultati “oggettivi” ottenuti tramite la somministrazione di test per gli studenti laureati determineranno la creazione di un nuovo modello di valutazione ipercentralizzata, utile a incrementare la contrapposizione tra gli Atenei, creando una pericolosa e dannosa dualità nel sistema formativo del nostro paese tra poche università di serie A e tanti di serie B, destinati questi ultimi all’emarginazione o all’estinzione. Di questo approccio ne abbiamo già vista una prima realizzazione con i test “TECO” somministrati dall’ANVUR.
E’ noto a tutti che il principale sostenitore dell’abolizione del valore legale dei titoli di studio è la Confindustria, che assieme alla CRUI ha voluto e ha imposto la “legge Gelmini”.
E ora il ministro Carrozza vorrebbe sostituirlo con un meccanismo di accreditamento al mondo del lavoro (specie nelle procedure concorsuali) eterodiretto da agenzie ‘indipendenti’ come l’ANVUR, pensate e costituite per commissariare l’intero Sistema nazionale universitario. Infatti attraverso i criteri centralistici per le abilitazioni nazionali e le VQR si punta a condizionare la ricerca e attraverso l’INVALSI si punterà a condizionare anche l’insegnamento universitario, attività entrambe che, al contrario, devono essere libere, come sancito anche dalla Costituzione.
Le Organizzazioni universitarie esprimono la loro netta contrarietà all’introduzione del sistema INVALSI nell’Università e ribadiscono la loro opposizione all’abolizione del valore legale del titolo di studio, in particolare, per gli effetti devastanti che tale iniziativa avrebbe sulla qualità della formazione accademica nel nostro paese.
Anche per contrastare questi propositi distruttivi del Sistema nazionale universitario, le Organizzazioni universitarie invitano tutte le componenti universitarie di tutti gli Atenei a partecipare alla Settimana nazionale (dal 18 al 23 novembre) di dibattito e di mobilitazione.