lunedì 23 Dicembre 2024

ISTAT: Comunicato unitario – Prorogare e rafforzare le misure di tutela dal Covid-19

Nella riunione del comitato nazionale di monitoraggio sulla gestione dell’emergenza Covid che si è tenuta venerdì 16 ottobre, vista la preoccupante situazione epidemiologica, al di là delle misure finora varate dal governo, che in ogni caso vanno nella direzione di una maggiore cautela, abbiamo ribadito con forza la richiesta di procedere a normare il lavoro in presenza su esclusiva base volontaria.

La chiusura delle sedi non può essere un tabù e l’Istat, che fu uno dei primi enti ad applicarla a marzo, in coerenza con sé stesso, deve essere pronto a prevederla quando sia necessario per la tutela della salute pubblica, con il fine di ridurre la presenza sulle strade e sui mezzi pubblici.

In ogni caso, alla vigilia della scadenza dei provvedimenti fin qui adottati dall’Istat (il 31 ottobre), abbiamo chiesto non solo una proroga di tutte le misure di prevenzione ma anche un loro consolidamento e rafforzamento.

In particolare occorre una maggiore attinenza a quanto concordato col verbale del 28 luglio, imponendo formalmente ai dirigenti di tenere conto dei criteri ostativi presenti nel verbale (distanza, figli piccoli, assistenza a familiari), escludendo su richiesta i colleghi dal lavoro in presenza: i dirigenti hanno comportamenti ancora troppo differenziati, se non altro nella comunicazione. Dovrebbero invece seguire una procedura standard, chiedendo esplicitamente ai dipendenti di segnalare le eventuali condizioni ostative. In ogni caso abbiamo chiesto di estendere anche ai lavoratori che si muovono all’interno del territorio provinciale e comunale l’esigenza ostativa legata alla distanza, visti i reali rischi a cui sono esposti nel tragitto. Nelle grandi aree metropolitane si tratta infatti di un vero e proprio viaggio, che implica il dover cambiare anche più mezzi, spesso affollati ed in cui non è possibile rispettare le norme comportamentali anti contagio. Infine, visto che il DPCM del 13 ottobre indica la percentuale minima del 50% di lavoro a distanza, elemento più che rafforzato dal successivo DPCM del 18 ottobre e si prevede un ampliamento al 70 75% per tutta la pubblica amministrazione, abbiamo chiesto di incrementare la percentuale prevista di norma per l’Istat in modo da rendere la presenza nelle sedi al minimo possibile al solo scopo di permetterne il minuto mantenimento.

Le prescrizioni dei medici competenti, in assenza di ulteriori screening, devono essere prorogate al 31 gennaio. Tutti i lavoratori con codici diversi dal “verde” devono essere esclusi, su richiesta, dal lavoro in presenza, come quelli in telelavoro e in attesa di attivarlo. Si sollecitano inoltre i medici competenti a dare tempestiva risposta ai colleghi che necessitano di un riscontro.

Devono essere prorogate fino al 31 gennaio le disposizioni che riguardano i turnisti, per i quali la gestione delle timbrature da remoto sembra aver risolto la questione, almeno per il periodo emergenziale. Chiediamo inoltre con forza che siano pagate le indennità di turno ai pochi lavoratori rimasti senza da inizio marzo a fine agosto, ingiustamente discriminati. Ci riferiamo, ad esempio, ai lavoratori inseriti nella squadra permanente delle emergenze di via Balbo, che hanno peraltro compiti molto simili e a volte intercambiabili con i responsabili di sede.
Abbiamo ripetuto infine che l’erogazione dei buoni pasto in lavoro a distanza interrotta a fine luglio non ha alcun senso. Se i revisori non forniscono alcuna motivazione crediamo che ci siano i margini per rinnovare l’accordo trovato precedentemente. Se invece c’è questa documentazione, vogliamo assolutamente averne visione.

Va immediatamente prevista una procedura ufficiale per la gestione dei casi di positività dei colleghi, che preveda misure aggiuntive di tutela, quali sanificazioni straordinarie degli ambienti e soprattutto un’informazione in tempo reale al personale, ovviamente rispettando le norme sulla privacy, coinvolgendo anche i lavoratori delle ditte esterne.
Allo stesso modo abbiamo chiesto ancora una volta di migliorare le informazioni, ad esempio sul processo di sanificazione e la sua tempistica, per la quale vanno uniformate le regole e le tempistiche a livello nazionale, o sulla procedura per il recupero degli oggetti in stanze chiuse o assegnate ad altro personale.

Abbiamo chiesto che i corsi per le squadre di sicurezza implementati nelle sedi territoriali siano, per quanto possibile, svolti a distanza.
Inoltre, sempre relativamente alla formazione, abbiamo chiesto anche un aggiornamento sui corsi specifici sul Covid destinati a tutti i lavoratori che la DCRU aveva promesso prima del rientro in ufficio.

Occorrerebbe prendere esempio dalle best practice presenti in alcuni uffici territoriali, come l’acquisto, già previsto in molte sedi, di un’apparecchiatura “salvavita” per gestire i casi di “uomo a terra”, o la decisione di aprire solo parzialmente le sedi (non tutti i giorni della settimana), dove necessario.
Abbiamo ribadito la richiesta di attivare convenzioni per tamponi, tamponi rapidi o sierologici.
Il sistema di gestione dei rientri sulla Intranet va reso più flessibile.

Secondo i numeri forniti dal direttore generale complessivamente su base nazionale a settembre il 41% del personale dell’Istat (821 colleghi) ha svolto almeno un giorno di lavoro in presenza, ma complessivamente le giornate di lavoro svolte in modalità “a distanza” sono state il 96%. Nella prima settimana di ottobre, con l’apertura di (quasi) tutte le sedi, si è registrata una presenza media – nelle sedi romane – di 350 lavoratori al giorno (173 a Balbo 16, 40 a Balbo 39, 65 a Tuscolana, 25 a Marconi e 22 a Liegi).
Il medico competente di Roma alla data del 9 di ottobre ha inviato, secondo i numeri forniti dal direttore generale, il feedback a 1.605 questionari: 1.130 codici “verdi”, 105 con prescrizioni (gialli), 370 con “divieto” di lavoro in sede (rossi). I casi rimanenti sono ancora “in osservazione”. L’utilizzo delle mense – soprattutto a Balbo – è stato finora molto ridotto, mettendo a rischio la tenuta del servizio.

Il direttore generale ha risposto alle sollecitazioni sindacali sostenendo che l’amministrazione “sta facendo tutte le riflessioni del caso” e di condividere il fatto che la questione critica sia quella dei trasporti, che occorre considerare in maniera anche più stringente di quanto fatto finora. Le disposizioni attuali saranno quindi tutte prorogate. Sarà posta attenzione alle normative anche diverse su base regionale. In Campania ad esempio la sede dell’Istat è attualmente chiusa per lavori, ma saranno prese in considerazione le novità legislative al momento della riapertura.
Con RSPP e medico competente l’amministrazione sta definendo la procedura di gestione dei contatti stretti di un collega positivo. Se vengono rispettate le attuali regole nessun lavoratore istat rientra nella definizione di “contatto stretto”, quindi la procedura dovrebbe normare le violazioni – anche inconsapevoli – delle misure previste. In generale il documento contenente le misure di prevenzione sarà aggiornato, tenendo conto anche delle linee guida dell’ISS e di altri enti e sarà inviato la prossima settimana agli RLS per suggerimenti, che però non possono essere solo quelli delle sedi romane ma anche quelli territoriali.

Non avendo ricevuto risposte concrete su molte delle nostre richieste, pur registrando una disponibilità generica da parte del direttore generale, ci aspettiamo nei prossimi giorni una convocazione ulteriore delle organizzazioni sindacali e atti concreti nella direzione da noi auspicata, in particolare sulle proroghe delle misure di prevenzione, per le quali sarebbe assurdo arrivare all’ultimo giorno utile come è successo spesso in questa fase. Inoltre, ritenendo controproducente effettuare proroghe di 15 giorni in 15 giorni come accaduto in passato, che rendono più difficile la pianificazione delle attività di istituto, auspichiamo un provvedimento di proroga delle misure di prevenzione fino al 31 gennaio 2021.

19 ottobre 2020

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