ADI, ANDU, CISL-Università, CONFSAL-SNALS-CISAPUNI, CoNPAss, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-INTESA-FP, UILPA-UR, USB-Pubblico impiego
A due anni dall’approvazione della Legge 240/10 dobbiamo registrare che le nostre puntuali critiche relative alla inapplicabilità della stessa sono state tutte confermate e anzi ‘superate’ da interventi normativi e da interpretazioni che ne hanno addirittura peggiorato gli effetti devastanti: interventi ministeriali per ridurre i già limitati spazi di democrazia negli Atenei (ricorsi ai TAR sugli Statuti e proroga dei rettori), aumento dei già immensi poteri dell’ANVUR che ormai dispone della vita e della morte delle strutture universitarie e di fatto determina i contenuti stessi della ricerca, attacco al valore legale dei titoli di studio attraverso l’abolizione del valore delle lauree. A questo si aggiunge un’ulteriore riduzione del diritto allo studio (aggravata dall’aumento delle tasse previsto dal DL), il mantenimento del blocco delle assunzioni in ruolo e delle carriere, blocco aggravato dal DL e che sarà ulteriormente prolungato dalla crescente carenza di finanziamenti e da procedure arbitrarie, illogiche e farraginose che saranno bloccate da probabili ricorsi.
Il Paese e chi opera e studia negli Atenei non possono più tollerare che venga smantellata l’Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti.
In particolare, non è tollerabile il comportamento del ministro Profumo che prosegue nell’opera di smantellamento, rifiutando qualsiasi confronto con tutte le rappresentanze del mondo universitario.
E’ ormai più che evidente che bisogna rapidamente modificare le norme sull’Università nella direzione opposta a quella finora seguita e che si vorrebbe continuare a seguire.
Per questo occorre:
- Investire con la massima urgenza e in quantità rilevante sulla ricerca (a partire dalla valorizzazione del dottorato) e l’alta formazione per raggiungere almeno il livello della media europea, nella direzione proposta da “Strategia di Lisbona” e da “Agenda europea 2020”.
- Difendere il valore legale dei titoli di studio, innalzando la qualità dell’offerta formativa in tutti gli Atenei.
- Assicurare il ricambio generazionale, favorendo l’accesso in ruolo dei precari. Vanno inoltre assicurate reali prospettive di carriera al personale già di ruolo, procedendo nell’immediato all’assunzione dei vincitori di concorso.
- Realizzare un vero diritto allo studio, assicurando a tutti gli studenti idonei la borsa di studio, aumentando e migliorando i servizi (biblioteche, aule, laboratori, ecc.) e migliorando le condizioni di vita degli studenti (residenze, mense, ecc.). In direzione opposta vanno invece l’aumento delle tasse e l’introduzione dei prestiti d’onore e di altri strumenti di indebitamento,
- Ribadire l’importanza di un organo nazionale di piena rappresentanza e di coordinamento del Sistema nazionale delle Università.
- In alternativa ai poteri immensi e antidemocratici del rettore e del CdA, rafforzare il Senato Accademico, direttamente eletto da tutte le componenti, con responsabilità della programmazione, del coordinamento e del controllo. Va inoltre assicurata la piena autonomia finanziaria e gestionale ai dipartimenti.
- Introdurre meccanismi di reclutamento in ruolo che impediscano la cooptazione personale; avanzamento di carriera basato esclusivamente su valutazioni individuali, all’interno di un ruolo unico della docenza, senza distinzioni di funzioni e di diritti e doveri, nel quale comprendere gli attuali ordinari, associati e ricercatori.
- Prevedere un’unica figura pre-ruolo a tempo determinato, di breve durata e adeguata retribuzione, con reale autonomia di ricerca e il riconoscimento pieno dei diritti.
Questi cambiamenti vanno realizzati subito per rilanciare il ruolo fondamentale dell’Università per lo sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese.
L’attuale crisi impone – come in altri Paesi – di puntare/investire sull’Università, invece di utilizzare la crisi stessa come pretesto per la sua demolizione a vantaggio di potentati economici e accademici.
Per ottenere tutto questo si chiede a studenti, docenti e personale T.A di impegnarsi in tempo e con forza e si fa appello all’opinione pubblica affinché sostenga una battaglia che più di ogni altra può portare al superamento di una crisi che altrimenti risulterà irreversibile.
Si chiede a tutte le forze politiche e alla società civile un confronto sulle questioni da noi poste anche in vista della prossima scadenza elettorale che si augura possa portare alla costituzione di un Parlamento e di un Governo che non ascoltino soltanto coloro che hanno interesse allo smantellamento dell’Università statale.
Per sostenere le richieste da noi avanzate, sarà promossa una iniziativa nazionale entro la fine di settembre.
Le Organizzazioni e le Associazioni universitarie denunciano ancora una volta lo stato di estrema criticità in cui versa l’Università italiana, aggravata dal recente Decreto Legge sulla spending review.