Il 20 aprile u.s. abbiamo finalmente ricevuto in contrattazione i documenti più volte richiesti.
La nostra attenzione è stata attratta in particolare dall’elenco dei partecipanti ai corsi di formazione pagati dall’Università.
Premesso che non ci è chiaro come si viene “scelti” per partecipare, in quanto manca ogni forma di selezione che consenta ai lavoratori di manifestare il proprio interesse, non possiamo che ipotizzare che i partecipanti siano stati mandati d’ufficio ai corsi.
Per alcuni le motivazioni sembrano evidenti: per altri, permangono forti dubbi.
Ad esempio, un Master (“Management dell’Università e della Ricerca”) da svolgere presso il Politecnico di Milano è stato “autorizzato” a due dipendenti, per un totale di 27.000€ cui vanno ovviamente aggiunti i costi di missione, che ipotizziamo all’incirca ammontare ad altri 30.000€.
Uno dei due dipendenti risulta essere di categoria B, quindi con una qualifica professionale quantomeno “disallineata” rispetto al Master, che resta titolo qualificante e spendibile all’esterno dell’Ateneo, anche a livello individuale.
In primo luogo, infatti, ci chiediamo quali siano stati i criteri usati per “selezionare” quell’unico dipendente, inquadrato come B e scelto tra tutti gli altri di stessa professionalità B ma anche tra i C, i D e gli EP.
Se – come qualcuno suggerisce – la motivazione fosse nel titolo di studio già posseduto, a maggior ragione ci saremmo aspettati di vedere un EP in pole-position, seguito a ruota da un D, da un C e da un B in ordine inverso!
Anche rispetto all’investimento che l’Università sostiene per la formazione, riteniamo che essa debba essere coerente con la professionalità: quindi , per un B ci saremmo aspettati corsi di formazione di altra natura, magari professionalizzanti.
Inoltre, per due soli dipendenti (di cui uno B) vengono impegnati 57.000€: in due anni lo stanziamento totale – comprensivo dell’integrazione 2017 – per i corsi di formazione sostenuti dall’Università ammonta a 77.000€ circa. Ben poco resta quindi per tutti gli altri 950 dipendenti dell’Università: è una media di 21€ a testa.
Ora, premesso che forse qualcuno ci spiegherà che i nostri conti vanno rivisti, resta un fatto: questo modo di procedere non ci convince nè nel metodo né nel merito.
Nel metodo, perché non consente nessuna “candidatura” dei lavoratori; nel merito, perché potrebbe apparire come un modo per fare titoli e quindi prefigurare le carriere interne.
Tale impressione, avendo la UIL RUA richiesto di conoscere categorie e aree di appartenenza dei partecipanti ai corsi, è rafforzata dal fatto che a tutt’oggi continuiamo a ricevere documenti che indicano il titolo di studio posseduto individualmente, anziché la categoria e l’area di inquadramento come richiesto!!
Per toglierci ogni dubbio, la UIL RUA si riserva di verificare in tutte le sedi legittimità ed opportunità.
UIL RUA UNIVERSITA’ TOR VERGATA