È di questi giorni il via libera della Settima Commissione del Senato, in sede referente, al disegno di legge delega per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea di medicina e chirurgia, odontoiatria e medicina veterinaria.
Nell’attesa di poter esaminare “l’illuminante” bozza normativa, da quanto si apprende ufficiosamente sarebbe al vaglio la tanto bramata quanto procrastinata abolizione del test di ingresso a tali facoltà.
È di pubblico dominio, e da noi pienamente condivisa, l’inadeguatezza del famigerato “quizzettone” vertente su materie non propriamente pertinenti ai corsi di studio da intraprendere, “detentore del potere di veto in ingresso” per gli aspiranti medici. Come ogni anno, di questi tempi, tutte le testate giornalistiche e i mass media ripropongono l’assurdità contenutistica dei test che le nostre Giovani e i nostri Giovani si trovano ad affrontare per poter accedere alla carriera medica. Siamo da sempre dell’avviso che il diritto allo studio universale vada tutelato con ostinata perseveranza e che sia una Nostra missione, in qualità di Organizzazione Sindacale che rappresenta il mondo accademico tutto, quella di fare piena applicazione del dettato costituzionale contribuendo “alla rimozione degli ostacoli economici e sociali che di fatto limitano l’uguaglianza”.
Forti di questo sentire, riteniamo però che il disegno di legge in discussione non stia propriamente conducendo all’abolizione del numero chiuso de plano. È infatti prevista l’eliminazione sì del quiz selettivo, ma lo sbarramento in ingresso è meramente spostato in avanti di un semestre c.d. “filtro”, all’esito del quale gli studenti, per poter proseguire, saranno valutati sulla base dei crediti formativi conseguiti e sulla base della posizione “conquistata”, a suon di “certificati di famiglia”, in una graduatoria nazionale parametrata ai voti “meritati”. Il dolcetto, in caso di mancato superamento del semestre “da camice bianco”, sarebbe rappresentato dal previsto riconoscimento dei crediti acquisiti per l’iscrizione ad altro corso di laurea.
Siamo consapevoli dell’importanza numerica degli aspiranti medici che ogni anno si affaccia alle porte delle nostre Università, ma non crediamo che la soluzione possa essere rappresentata dall’ingenerare inutili aspettative di successo negli studenti durante quello che ribattezziamo il “semestre bianco”.
Una riforma questa che, per come concepita, sembra essere più figlia di un rinnovato (o forse mai abbandonato) spirito di “parentopoli” che delle reali necessità di adeguamento di questi corsi di studio al diritto a realizzare le proprie aspirazioni personali, con facoltà di intraprendere liberamente qualsiasi laurea, e contemporaneamente alla reale sostenibilità per gli Atenei e il SSN in termini economici e organizzativi.
Un sistema quindi questo che, a nostro avviso, nasce fallimentare e che rischia anche di favorire il dilagare di fenomeni corruttivi.
È inconfutabile che i tempi per una riforma delle modalità di ingresso alle facoltà sanitarie sia quanto mai necessaria, basti infatti pensare che il fabbisogno stimato di personale medico per i prossimi sette anni si attesta sulla non indifferente cifra di trentamila medici. A tale evidenza però bisogna far fronte con una adeguata regolamentazione sia delle modalità di accesso ai corsi di studio, che con l’adeguamento delle infrastrutture universitarie, oggi inidonee ad accogliere ingenti numeri, ma soprattutto con quello del finanziamento degli Atenei e del SSN, esigenza quest’ultima che mal si concilia con il recente taglio ai fondi universitari.
Ebbene, una delle più grandi sfide per il Futuro di questo Paese è proprio quello di Garantirne Uno alle giovani generazioni, non solo nel percorso lavorativo, ma anche durante il percorso di formazione che spesso lo precede.
Sempre al fianco delle Persone, delle Giovani, dei Giovani, delle Lavoratrici e dei Lavoratori.
Vi terremo come sempre aggiornati.
La Segreteria Nazionale