La UIL RUA ritiene preoccupante la situazione in cui versa l’Università italiana. Da diverso tempo, il nostro Sindacato ha denunciato disfunzioni e cattiva gestione che i recenti interventi di riforma non hanno risolto.
In questo quadro estremamente critico, appare oggi indispensabile introdurre una forte discontinuità rispetto al recente passato assumendo, in primo luogo, un nuovo metodo di confronto tra Governo e Sindacati. Se per ragioni politiche, dovessimo invece ravvisare una sostanziale continuità con l’approccio assunto dal precedente Governo, coerentemente, la UIL RUA riproporrà le proprie posizioni e continuerà ad intraprendere le azioni sindacali in difesa dell’Università pubblica, del Personale tecnico/amministrativo, docente e di ricerca e dei Precari.
1. Da anni le Università italiane subiscono una costante contrazione dei finanziamenti ed il decremento del Personale di ruolo per effetti del turn-over. Come conseguenza, si è assistito ad un esponenziale incremento del Personale precario, senza il quale, attualmente, le Università sarebbero in forte difficoltà. Tali fenomeni hanno oggettivamente indebolito gli Atenei nel loro complesso e richiedono un intervento di emergenza. E’ indubbio che il MIUR debba assumere una funzione di iniziativa, ridefinendo soprattutto il proprio ruolo nei confronti del Ministero del Tesoro e della Funzione Pubblica che, in questi anni, hanno tenuto a condizionare fortemente le politiche universitarie sulla base dei soli parametri della sostenibilità finanziaria. Le diverse circolari della Funzione Pubblica hanno determinato una situazione di confusione, aggravata ulteriormente dalla diversa applicazione ed interpretazione dei singoli Atenei, che paiono attenersi di buon grado solo a ciò che ritengono utilitaristico mentre, in altri casi, invocano un’autonomia che supera le norme.
Oggi, bisogna registrare il fallimento della logica di riduzione delle risorse ordinarie che non ha portato ad una maggiore capacità di reperimento di finanziamenti dall’esterno ed ha invece determinato una riduzione costante del Personale di ruolo e delle attività. Appare pertanto urgente l’avvio di un tavolo per definire efficaci meccanismi di stabilizzazione di quel Precariato che da anni si è formato in seno agli Atenei ed ora è parte integrante del sistema nelle attività di ricerca, didattica ed amministrativo-gestionali. La UIL RUA non vuole che nelle Università il precariato diventi strutturale.
2. Sulla legge 240/10 la UIL RUA ha dato un giudizio fortemente negativo considerando discutibile anche il metodo con cui il precedente Governo ha inteso varare tale riforma. Nel merito, riteniamo che la legge 240/10 sia un insieme disordinato di norme di problematica applicazione, vista anche l’estenuante fase d’emanazione dei decreti attuativi.
Peraltro, questa legge non offre soluzioni concrete a problemi specifici, come nel caso dell’Università di Siena, nella quale il dissesto finanziario è pagato dal Personale tecnico/amministrativo con la decurtazione del trattamento economico, fatto gravissimo e scandaloso a fronte d’una irresponsabile gestione dell’Ateneo, su cui nessuno interviene.
Anzi, si osserva l’emergere di conflitti e contraddizioni sul piano interpretativo nella stessa emanazione degli Statuti fino ad arrivare al caso eclatante del ricorso del MIUR nei confronti dell’Università di Catania.
Paradossalmente, la retorica sui “baroni” del precedente dicastero si è tradotta oggi in un ulteriore rafforzamento di un sistema verticistico e del potere dei Rettori, unici organi elettivi, messi di fatto nella condizione di procedere a nomine con modalità spesso obiettivamente discutibili. Si riscontra un crescente deficit di democrazia all’interno degli Atenei, con l’esclusione in particolare dei Ricercatori, del Personale tecnico/amministrativo e dei Precari dai processi decisionali e dalla gestione.
Tra i diversi punti di evidente criticità, la UIL RUA chiede un ripensamento del meccanismo di esaurimento del ruolo dei Ricercatori considerando norme transitorie per una loro collocazione.
Insieme al difficile turn-over ed all’assenza di rinnovamento fisiologico del Personale, è facile prevedere un progressivo dimezzamento delle risorse umane che operano nelle Università, con il risultato di negare un futuro ai Precari ed alle nuove leve di laureati. Tale trend sarà peraltro accelerato dal sistema dei punti organico e dall’impossibilità di diversi Atenei ad assumere a causa del superamento del tetto del 90% per spese del Personale.
Se non si procede nell’immediato ad introdurre opportuni correttivi, l’esito di queste misure è la chiusura di diversi Atenei italiani e la rinuncia del Paese ad avere un forte sistema universitario pubblico, risorsa che è da ritenersi imprescindibile per garantire un reale sviluppo sociale ed economico.
3. La UIL RUA ritiene necessario uscire dall’annoso dibattito teorico sull’utilità delle fondazioni universitarie per verificare invece nei fatti gli effetti determinati dal’introduzione di questi soggetti. Molti sono gli esempi che fanno pensare.
Nell’Università di Catanzaro la fondazione è stata istituita con il 100% delle risorse di Ateneo, grazie alle quali si è avuto modi di moltiplicare cariche ben remunerate, di nominare un altro direttore generale e di procedere ad inefficienti esternalizzazioni. Anche in questo caso, a fronte di sperpero di risorse pubbliche, gli unici che pagano sono i Precari storici, mandati a casa senza indugio alcuno.
Nell’Università di Tor Vergata con l’istituzione della fondazione P.T.V. si è proceduto ad assegnare gli incarichi di direttore generale e di direttore amministrativo agli stessi direttore generale e direttore amministrativo del Policlinico. Decisioni queste, oggetto di un nostro intervento presso la Corte dei Conti ed di un esposto alla Procura della Repubblica.
Analogo discorso va fatto per l’Università di Lecce, altro esempio di ripescaggio di cariche ad appannaggio di chi, per effetto del nuovo statuto, perde la propria.
Di fronte a queste situazioni gravissime, rese assolutamente inaccettabili se confrontate ai sacrifici imposti al Paese ed ai Lavoratori del Comparto, la UIL RUA chiede interventi immediati e si dichiara pronta ad avviare una campagna di stampa per denunciare intollerabili sprechi di denaro pubblico, utili solo ad assicurare il posto a qualche rettore uscente.
4. In tema di diritto allo studio, la legge 240/10 ha introdotto sistemi sofisticati ed apparentemente rigorosi di premialità per l’acquisizione di premi e buoni di studio che si rivelano del tutto fuorvianti ed inutili di fronte alla continua contrazione delle risorse finanziarie. Va altresì denunciato che l’assenza di politiche in materia è in contraddizione rispetto alla sbandierata necessità di premiare il merito e determina la negazione di pari opportunità per tutti i cittadini. A seguito del venir meno degli investimenti si riscontra poi un innalzamento delle tasse universitarie che, in molti casi, è arrivato a superare il limite previsto per legge. L’Università rischia di diventare troppo onerosa a discapito delle classi meno abbienti con negative ricadute in termini di sviluppo del Paese e di coesione sociale. In questo scenario, la UIL RUA ritiene urgente procedere anche ad una ridefinizione dei soggetti competenti, riportando la gestione del diritto allo studio universitario agli Atenei.
5. Il Personale delle Università sta subendo gli effetti negativi della legge 150/09. Sui contenuti della riforma Brunetta, la UIL RUA ribadisce tutte le critiche ed i rilievi effettuati dall’emanazione di tale normativa, sottolineando in particolare di rigettare completamente i meccanismi di valutazione della performance. Peraltro, l’autonomia dei singoli Atenei sta determinando una situazione molto disomogenea, con la tendenza delle diverse amministrazioni ad interpretare ognuna a proprio modo norme e circolari della Funzione Pubblica. Anche sotto questo profilo, va registrata finora l’assenza del MIUR e la mancata ridefinizione del proprio ruolo rispetto alla Funzione Pubblica che propende ad una omologazione incoerente con le attività di lavoro delle Università.
Vanno sicuramente ricordati gli effetti negativi derivanti dai processi di esternalizzazione dei servizi, siano essi cooperative che agenzie interinali. Mai come in questi casi trova smentita l’assioma secondo cui “il privato funziona meglio del pubblico”, considerando nel concreto, quanto le esternalizzazioni determinino in peggioramento dei servizi a fronte di un incremento della spesa pubblica. A ciò si aggiunga il danno derivante dalla perdita di posti di lavoro ed in parallelo, l’incremento di un precariato senza tutele. E’ altresì preoccupante osservare un processo di continuo utilizzo delle collaborazioni 150 ore degli studenti per supplire alle carenze di Personale nelle attività amministrative ed ausiliarie ordinarie.
6. Particolare attenzione merita la situazione dei policlinici, tema sul quale, a nostro parere, è urgente la convocazione di un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati. Per queste istituzioni, da tempo, richiediamo un chiarimento tra MIUR e Ministero della Sanità, soprattutto in considerazione del fatto che le Regioni cercano di rivendicare competenze e funzioni in materia, mentre in realtà esiste un rapporto inscindibile tra docenza, ricerca, attività di assistenza e cura. Di conseguenza non appare condivisibile il modello perseguito dalla Regione Sicilia nel regolare il rapporto convenzionale con le Università. E’ necessario quindi segnalare per tempo tutti gli effetti negativi generati da un rapporto tra Università e Regioni che trasformi i Policlinici universitari in Ospedali, perché che si rischierebbe di sottomettere l’autonomia di ricerca e di didattica alle esigenze organizzative ed economiche legate all’assistenza. Va tenuto in adeguata considerazione che la logica sanitaria non coincide con le funzioni precipue dell’Università.
Data la complessità e l’importanza dei temi e delle problematiche universitarie, la UIL RUA ribadisce la disponibilità ad un’interlocuzione con il Ministero che vada oltre la mera ritualità.