Come ogni anno si celebra la “Notte europea dei ricercatori”, ci chiediamo in che modo questo Paese investa nei nostri ricercatori e nella Ricerca pubblica. Le risposte purtroppo non sono soddisfacenti anzi possiamo dichiarare senza paura di smentita che i nostri ricercatori percepiscono stipendi di gran lunga più bassi dei loro colleghi tedeschi e inglesi. Se pensiamo poi alla strada lunga e tortuosa della carriera non ci stupiamo del perché oggi continuiamo ancora a parlare della “fuga dei cervelli”.
Scusateci quindi se la nostra Organizzazione sindacale pur consapevole che questa iniziativa è nata con lo scopo di aprire le porte del mondo scientifico ai cittadini, per creare un’occasione di incontro tra ricercatori e cittadini con l’obiettivo di diffondere la cultura scientifica nonché per far conoscere la professione del ricercatore, non può non denunciare che fino ad oggi in questo Paese la RICERCA PUBBLICA e I RICERCATORI non sono una priorità anzi forse sono un problema.
Sulla pagina del Ministero dell’Università e della Ricerca si possono leggere testualmente le seguenti parole: “La manifestazione è un’occasione per fare luce sul sapere scientifico, aprire le porte dei laboratori del Paese ai cittadini e mostrare l’impatto del lavoro di ricercatrici e ricercatori nella vita di tutti i giorni” e ancora “per fare luce sul sapere e mostrare l’eccellenza della ricerca italiana ai cittadini”.
Peccato, però, che tantissimi siano i ricercatori precari e che, addirittura, con l’ARAN sia ancora aperto l’affaire contratto di ricerca e tecnologo a tempo indeterminato. Bisogna assolutamente scongiurare l’ulteriore proroga degli assegni di ricerca per prevenire la cosiddetta “Fuga di cervelli”, causata dagli stipendi più bassi e dalle difficoltà a fare carriera.
E allora, alla luce di quanto enunciato, la riflessione viene da sé: come è possibile farsi promotori di un’iniziativa che dimostra l’importanza della ricerca e poi non riconoscere ai ricercatori quanto loro spettante? Noi porteremo avanti la nostra battaglia con la speranza di riuscire a riconoscere ai ricercatori un’adeguata retribuzione e un “giusto” inquadramento.
Il Segretario Generale
Attilio Bombardieri